Perché parlare di greco – ciprioti e turco – ciprioti, culturalmente e non solo, è una forzatura

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Siamo lieti di ospitare nuovamente il giornalista e analista politico Giuseppe Mancini, corrispondente de Il Giornale dell’Arte per la Turchia e discutere insieme a lui della divisione politica e geografica dell’isola di Cipro.

Vista la complessità della vicenda, una premessa è d’obbligo. Per facilitare al lettore la comprensione del sacrificio che vive l’isola di Cipro, la sua divisione politica, geografica e volutamente anche culturale e “razziale”, reputo necessario formulare un glossario con le parole – chiave più utilizzate nell’intervista di seguito. Buona lettura.

Glossario

Repubblica di Cipro: giuridicamente, con tale termine, si intende l’intera isola di Cipro. La Repubblica esercita, de iure, la sovranità su tutta l’isola, tranne sulle aree di Akrotiri e Dhekelia, basi militari sovrane della Gran Bretagna. È stata ammessa nell’Unione Europea nel 2004.

Repubblica Turca di Cipro Nord (Kuzey Kıbrıs Türk Cumhuriyeti): auto-proclamatosi e non riconosciuto dalla comunità internazionale. Dal 1974, la zona settentrionale dell’isola si trova sotto occupazione e controllo dell’esercito turco.

ENOSIS: “unione” in greco. È utilizzata in riferimento all’unificazione di Cipro alla Grecia e si è trasformata in un’idea politica e in un obiettivo della politica estera greca durante gli anni della dominazione coloniale britannica di Cipro, dalla metà dell’800 fino al 1960.

TAKSIM: “divisione” in turco. È stato l’obiettivo prefisso dalla Turchia e dai turco-ciprioti dalla fazione paramilitare del Movimento di Resistenza Turco (MRT) per ottenere la partizione dell’isola.

EOKA: acronimo greco che sta per “Εθνική Οργάνωσις Κυπρίων Αγωνιστών”, ovvero “Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti”. È stata un’ organizzazione paramilitare filo-greca che combatté per metter fine alla presenza coloniale britannica a Cipro, per l’autodeterminazione della componente maggioritaria greca dei ciprioti e per l’Enosis dell’isola alla Grecia.

TMT: acronimo turco che sta per “Türk Mukavemet Teşkilatı”, ovvero “Movimento di Resistenza Turco”. Fu un’organizzazione paramilitare turcocipriota fondato nel 1958 da Rauf Denktash per difendere i turco-ciprioti dalle attività ostili dei greco-ciprioti dell’EOKA.

Greco – ciprioti: Έλληνες Κύπριοι, sono la popolazione cipriota di ‘etnia’ greca che forma la più grande comunità etnolinguistica dell’isola. Rappresentano il 78% della popolazione dell’isola.

Turco – ciprioti: Kıbrıs Türkleri, sono la popolazione cipriota di ‘etnia’ turca. Rappresentano il 18% della popolazione dell’isola mediterranea.

Piano Annan: è stato il tentativo più concertato e dettagliato delle Nazioni Unite di raggiungere una soluzione federale al problema di Cipro. Chiamato come l’allora segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, è stato sostenuto da gran parte della comunità internazionale. Accolto con entusiasmo dal turco – ciprioti, venne rifiutato dai greco – ciprioti che avevano ottenuto la garanzia, nel 2003, di entrare nell’Unione Europea l’anno successivo.

Gli Accordi di Zurigo e Londra: alla conclusione di una conferenza a Zurigo l’11 febbraio 1959, fu raggiunto un accordo tra Grecia e Turchia su un piano per una soluzione. Il 19 febbraio, dopo una conferenza a Londra, alla quale parteciparono i rappresentanti di Grecia, Turchia, Gran Bretagna e le due comunità cipriote, fu firmato un accordo per la risoluzione definitiva della controversia di Cipro. Sulla base degli accordi di Zurigo e Londra, che di fatto furono imposti al popolo cipriota, fu redatta una costituzione e Cipro fu proclamata Stato indipendente il 16 agosto 1960.

La Costituzione prevista dagli accordi divideva il popolo in due comunità sulla base dell’origine etnica e alla minoranza turco-cipriota furono dati diritti sproporzionati alla sua dimensione. Il presidente doveva essere un greco-cipriota eletto dai greco-ciprioti e il vicepresidente un turco-cipriota eletto dai turco-ciprioti. Al vicepresidente era concesso il diritto di veto finale sulle leggi fondamentali approvate dalla Camera dei rappresentanti e sulle decisioni del Consiglio dei ministri che era composto da dieci ministri, tre dei quali dovevano essere turco-ciprioti. Nella Camera dei Rappresentanti, i turco-ciprioti erano eletti separatamente dalla loro comunità. La Camera non aveva il potere di modificare la Costituzione in alcun modo nella misura in cui riguardava i suoi articoli di base e qualsiasi altra modifica richiedeva una maggioranza di due terzi dei membri greco-ciprioti e turco-ciprioti. Qualsiasi modifica della legge elettorale e l’adozione di qualsiasi legge relativa ai comuni o qualsiasi legge fiscale richiedeva maggioranze semplici separate dei membri greco-ciprioti e turco-ciprioti della Camera. Così 8 membri turco-ciprioti della Camera potevano sconfiggere una legge votata da 35 membri greco-ciprioti e 7 membri turco-ciprioti.

La gente di Cipro fece del suo meglio per assicurare il buon funzionamento del nuovo stato, ma i loro sforzi erano destinati a fallire.

La specialità di Cipro è che, in virtù della sua posizione geografica e di conseguenza strategica, ha avuto un’infinità di dominazioni straniere. Dai Fenici agli Egizi della dinastia dei Tolomei, poi romana, poi dei Crociati, il Regno di Lusignano, è passata a Venezia per mezzo di Caterina Cornaro, l’ultima regina di Cipro, e finalmente è passato sotto la dominazione ottomana nel 1571. Per quanto riguarda la storia moderna, dal 1878 diventa possedimento britannico, dal 1925 colonia della Corona, con l’indipendenza del 1960.

Le riflessioni di Giuseppe Mancini

Breve storia di Cipro, ricca di curiosità, prima dell’arrivo degli Ottomani. Anche qui, come in buona parte dei domini sottoposti al controllo della Sublime Porta, gli Ottomani sono stati ben accolti?

“Quello che a noi interessa è l’epoca moderna, in particolare modo la dominazione ottomana che ha un risvolto estremamente interessante. Prima dell’arrivo degli ottomani, ad esercitare il dominio anche dal punto di vista religioso, non era la Chiesa Greco Ortodossa, ma era la Chiesa Cattolica e i greco-ortodossi erano vessati dai governanti cattolici. Questo aspetto porta gli abitanti dell’isola a considerare gli ottomani, non degli invasori, ma dei liberatori. I Greco-ciprioti ortodossi festeggiano gli ottomani perché li hanno liberati da quelli che chiamavano Franchi. E la conversione all’Islam interessa, in maggior parte, proprio questi Franchi. I cosiddetti Lino Vanvaghi: cristiani che si convertirono all’Islam e mantennero la religione cristiana come religione segreta, seppur tutto ne erano a conoscenza. Questo ha implicato un alto numero di matrimoni misti. Il meticciato che si viene a creare è anche un meticciato geografico. Per questo parlare di parte greca e parte turca è una grande forzatura.

A Cipro c’era il fenomeno dei villaggi misti: ricordo di essere andato in un posto chiamato Peristerona e nella stessa piazza avere la chiesa e la moschea. Poi c’erano il quartiere turco, il quartiere cristiano, però i villaggi erano in gran numero misti. La gente viveva una accanto all’altra. I greco-ciprioti non esistevano: nell’impero ottomano, l’identità, anche formale, veniva determinata dall’appartenenza religiosa, non “razziale”. È un fenomeno, quest’ultimo, che viene a consolidarsi durante il periodo della dominazione britannica”.

Come hanno ottenuto l’indipendenza i ciprioti – tutti quanti? Era questo che volevano tutti?

“Giungiamo qui a un punto cruciale: la guerra di indipendenza dal dominio britannico. È una guerra di indipendenza che viene combattuta solo dai greco- ciprioti con l’obiettivo non tanto dell’indipendenza in sé, ma con l’obiettivo dell’Enosis, cioè dell’unione tra Cipro, tutta l’isola, e la Grecia. Non c’è, dunque, una guerra di indipendenza dei ciprioti contro la Gran Bretagna. Si crea, invece, uno scontro tra gruppi paramilitari dell’Eoka – Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti – che dal 1955 iniziano questa guerra di indipendenza e di liberazione e i gruppi paramilitari turco – ciprioti, il TMT (Türk Mukavemet Teşkilatı, Movimento di Resistenza Turco. Nelle file di questo ultimo, ha mobilitato anche Rauf Raif Denktash, in seguito primo presidente dei turco – ciprioti). Questi due gruppi hanno obiettivi diversi:

  1. Il proseguimento del dominio britannico – e, di conseguenza, legami più forti con la Grecia;
  2. Divisione dell’isola (Taksim in turco) – e, di conseguenza, legami più forti con la Turchia.

È questo il paradosso della guerra di “indipendenza” dell’isola. Questo porta all’indipendenza di Cipro che scontenta un po’ tutti: turco ciprioti, greco – ciprioti e Gran Bretagna. Si giunge, così, al Trattato di Zurigo del 1959, trattato che consente alla Corona di avere delle basi militari sull’isola: Akrotiri e Dhekelia. Oltre alle due basi, la Gran Bretagna ha anche diverse installazioni; in più, sulla montagna più imponente di Cipro, monte Olimpo, sorge un gigantesco radar, importantissimo durante gli anni della guerra Fredda. L’aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che le due basi, Akrotiri e Dhekelia, sono territori sovrani della Corona, non si tratta di una concessione, sono a tutti gli effetti territorio sovrano della Gran Bretagna.

Chi è il primo presidente della Cipro indipendente? L’arcivescovo Makarios III! Capo della Chiesa autocefala indipendente di Cipro. Una figura politica e religiosa allo stesso tempo. Una figura non nazionale, ma punto di riferimento per la sua comunità. Non solo, ma la costituzione stessa creava una segregazione politica in quanto non esistevano dei meccanismi politici istituzionali unitari. Avevi il presidente che era greco – cipriota e il vicepresidente che era turco – cipriota. I deputati, anche, venivano eletti in base all’appartenenza comunitaria. Insomma, un sistema che non ha mai funzionato perché i turco – ciprioti avevano il diritto di veto su quelle che erano le iniziative di governo”.

Perché è stato necessario l’intervento militare turco?

“Nel giro di tre anni, Makarios compie una sorta di colpo di stato, cambia la costituzione al di là di quelli che erano i requisiti richiesti dando vita ai primi scontri fra le due comunità – siamo agli inizi del 1960. La comunità turco – cipriota inizia ad organizzarsi anche sul territorio: vengono a formarsi delle vere enclave. Nel 1974 c’è il colpo di stato nazionalista e l’intervento militare dei greco – ciprioti con l’obiettivo dell’Enosis. Ricordiamoci che la Grecia era sotto la dittatura di I Colonnelli che caddero proprio per il fallito colpo di stato a Cipro. L’intervento turco, dal canto suo, non si fece attendere: era la risposta ad una situazione di emergenza. L’intervento, non a caso, viene etichettato come “invasione” dai greco – ciprioti, “operazione di pace” dai turco – ciprioti. In seguito all’operazione turca, c’è una divisione geografica dell’isola, ma soprattutto uno scambio di popolazione: i turco – ciprioti vengono dirottati verso la zona controllata dai turchi, i greco – ciprioti scappano dal Nord. Si sono compiute diverse atrocità da parte di entrambe le parti. Nella regione di Karpaz, controllata dai turchi, sorgono le chiese ortodosse più importanti per i greco – ciprioti. C’è un pellegrinaggio annuale nella regione che viene permesso dalle autorità turco – cipriote. Dall’altra parte, il significativo centro dell’Islam, il monastero sufi di Hala Sultan sul lago salato di Larnaka, si trova nella “parte greca” dell’isola.

Fatto indispensabile da tenere a mente per comprendere la fallacità della questione: per il diritto internazionale non ci sono due parti: c’è la comunità di Cipro a cui viene riconosciuta la sovranità sull’intera isola, più una porzione di territorio dove è presente, militarmente, Ankara in cui è stata creata la Repubblica Turca di Cipro Nord nel 1983, ma che esercita una sovranità di facto, ma non de iure. Al di là della Turchia nessuno la riconosce come stato sovrano”.

Si sta parlando di un possibile riconoscimento di Cipro Nord. È una notizia attendibile e quale sarebbe la portata di una tale azione?

“Qualche giorno prima della visita del presidente turco, la Repubblica Turca di Cipro Nord ha ospitato una delegazione azera. Si parla, infatti, di un possibile riconoscimento di Cipro Nord da parte di quello che è un alleato importante della Turchia nella regione del Caucaso. Dopo il riconoscimento dell’Azerbaijan, potrebbe seguire quello afghano e quello pakistano. Riconoscimenti, tutti, che potrebbero ritrovare un riscontro nella realtà, ma, a un livello pratico, non cambierebbero nulla. Un eventuale riconoscimento della Gran Bretagna avrebbe un peso diverso, più rilevante. Ma, sinceramente, non ne vedo il motivo. Perché la Gran Bretagna dovrebbe riconoscere formalmente questa Repubblica? Che vantaggi ne avrebbe? Hanno già le loro basi, cosa altro vogliono? Se lo facessero, se riconoscessero davvero ‘Cipro Nord’ si inimicherebbero la Repubblica di Cipro.

Ci sono più svantaggi che vantaggi in gioco. La Gran Bretagna ha già le sue aree. Vantaggi economici? Non produce niente Cipro! Ci sarebbe, caso mai, la questione degli idrocarburi.

È una questione molto controversa, nella quale, da un punto di vista formale, è la Repubblica di Cipro che ha tutti i diritti. Quindi è con la Repubblica di Cipro che si dovrebbe dialogare e la Repubblica di Cipro non ha alcun motivo nell’emarginare la Gran Bretagna o le aziende britanniche. Lo farebbe nel caso in cui ci fosse questo riconoscimento formale di Cipro Nord. Per Repubblica di Cipro intendiamo, giuridicamente, tutta l’isola che, però, non può esercitare la sua sovranità sull’area nord in quanto sotto occupazione turca. Per il diritto internazionale chi ha ragione e chi ha torto è molto chiaro: è la Turchia che, come uno dei tre garanti dell’indipendenza di Cipro, aveva il diritto di intervenire militarmente nel corso di questi scontri, ma non di rimanervi. La Turchia non aveva alcun diritto di far nascere questa Repubblica di Cipro Nord che, ripeto, anche se fosse riconosciuta, godrebbe di un’indipendenza solo formale. Dipende, già ora, dalla Turchia: è la Turchia a fornire acqua tramite dalle condotte dalla terraferma. Cipro soffre di scarsità di acqua nella stagione estiva. Infatti, il famoso lago salato di Larnaka è visibile solo fino ad aprile.

Da un punto di vista politico, invece, lo stallo attuale è imputabile solo all’Unione Europea perché, in previsione dell’ingresso della Repubblica di Cipro, non ha fatto nulla affinché ci fosse questa riunificazione”.

2004: l’anno della discordia. Cosa succede e cosa cambia nelle posizioni ideologiche delle due comunità?

“I negoziati per la riunificazione, che partono dal 1975, sono sempre stati condotti dalle Nazioni Unite. Nel 1977, i leader delle due comunità, l’arcivescovo Makarios e Denktash, arrivano ad un accordo sulla riunificazione sulla base di due principi: zonalità e comunitarietà. Il cuore dell’idea è quella di unificare l’isola, Cipro unita, ma di mantenere, contemporaneamente, la divisione comunitaria. Non si parla di due Stati, bensì due comunità. Ogni comunità ha la propria regione, non stato. Ogni regione ha un suo grado di autonomia e un certo grado di omogeneità etnica. Ma sono solo parole! Se ne discute dal 1977, ma non è ancora chiaro se fosse più opportuno realizzare una federazione o una confederazione. Quanta autonomia per le due componenti costitutive? Regioni o Stati? Ancora una volta, come nella guerra di indipendenza, gli obiettivi delle due regioni/ comunità sono discordanti: i greco – ciprioti vogliono l’unione dell’isola, vogliono il dominio assoluto e, dunque, dominare sulla componente turca, mentre la loro controparte, è dominata da legami molto tenui nei confronti dei greco – ciprioti.

Arriviamo allo snodo centrale della storia moderna di Cipro, il referendum del 24 aprile 2004 su quello che è il Piano Annan e il conseguente ingresso della Repubblica di Cipro nell’Unione Europea. La follia dal punto di vista politico è stata l’approvazione e l’entrata di Cipro nell’Unione Europea, senza che ci fosse stata la riconciliazione, contrariamente a ciò che prevede il trattato di Zurigo. Nel piano Annan, un elaborato mostruoso articolato in un’infinità di pagine, si ripeteva l’errore della costituzione del 1960: i meccanismi istituzionali erano improntati alla separazione. In più, i greco – ciprioti, non avevano alcun incentivo a votare a favore del referendum perché, unificazione dell’isola o meno, sarebbero diventati cittadini dell’Unione Europea con tutti i vantaggi del caso: i cospicui fondi europei che hanno ricevuto e il diritto di veto, a livello europeo, su tutto ciò che riguarda Cipro.

Il 2004 è anche l’anno principale per quanto riguarda lo snodo della politica turca nei confronti dell’isola. In precedenza, in Turchia aveva prevalso una visione politica molto ultranazionalista riguardo Cipro ostacolando la riconciliazione fra le due regioni. Con l’arrivo di Erdoğan sulla scena politica turca, a partire dal 2004, tutto cambia: Ankara cambia atteggiamento adottando una linea più morbida in quanto aveva ottenuto lo status di candidato ufficiale. Ankara spinge i turco – ciprioti a votare a favore del piano Annan, e quindi per l’unificazione. Ma non tutte le storie hanno un happy ending: la Repubblica di Cipro entra nell’Ue e si bloccano i negoziati di adesione della Turchia che non riconosce la Repubblica di Cipro. Anche in questo caso si tratta di una follia: hai un paese candidato che non riconosce un paese membro – o meglio, non riconosce la sovranità della Repubblica di Cipro su tutta l’isola.

Inoltre, con il piano Annan, erano previste tutta una serie di facilitazioni per la comunità greco – cipriota da un punto di vista economico: entrare nei circuiti internazionali attraverso l’Unione Europea. Ma queste promesse vengono completamente disattese e i turco – ciprioti vengono praticamente isolati spingendoli a consolidare ulteriormente i rapporti con la madrepatria turca”.

La partita degli idrocarburi. Perché Ankara è tenuta fuori dal gioco energetico quando, invece, avrebbe tutte le carte vincenti?

“Ci sono due problemi da affrontare: uno interno a Cipro e l’altro regionale. Con la scoperta dei giacimenti di gas al largo di Israele, Libano e Cipro, l’isola ha trasformato questa potenziale arma economica, in un efficace strumento politico assegnando le concessioni di esplorazione e lo sfruttamento dei giacimenti a compagnie europee e americane con l’idea di legarle ai propri interessi. Qualcosa, però, è andato storto: i turco – ciprioti, però, vorrebbero sapere quanto spetta loro dei proventi. Ancora una volta, quella che potrebbe essere una ragione più che sufficiente per la riconciliazione e l’unificazione dell’isola, diventa un fattore divisivo. La Grecia e la Repubblica di Cipro hanno messo in piedi una serie di iniziative economiche come l’ East Mediterranean Gas Forum, volto all’esclusione della Turchia. Nasce con l’intento economico, ma da una prospettiva economica non ha senso perché l’unico modo di avere dei guadagni, di sfruttare al meglio queste risorse energetiche in maniera commerciale – più precisamente avere un ritorno degli investimenti- è quello di commercializzare le risorse energetiche a largo di Cipro e coinvolgere la Turchia, utilizzando, cioè, la rete infrastrutturale di distribuzione del gas già presente. L’alternativa è quella di costruire un gasdotto, East Med, per raggiungere la terraferma greca. Alternativa che, coerentemente con le politiche dell’UE e in virtù del recente approvato Green Deal, non ha alcuna logica. Gli idrocarburi verranno sempre più penalizzati. Qual è il vantaggio di escludere la Turchia? Dell’ East Med Forum fanno parte anche stati che non sono rivieraschi del Mediterraneo Orientale, come gli Emirati Arabi Uniti e la Francia (l’azienda francese Tota investe nei giacimenti). La proposta turca ha molto più senso: Ankara spinge all’apertura di un dialogo che coinvolga tutti gli stati rivieraschi con lo scopo di massimizzare i profitti arrecando benefici a tutti.

La Repubblica di Cipro Nord ha dato delle concessioni a compagnie turche in quella che è la potenziale zona esclusiva e piattaforma continentale di Cipro Nord. Ma, non trattandosi di uno stato, secondo il diritto internazionale, queste concessioni, è come se non esistessero. Da una prospettiva politica, la situazione è più complicata: arriviamo alle trattative di riunificazione dell’Isola che sono fallite per l’ultima volta, nel 2017, con i negoziati di Crans-Montana. È da qui che nasce l’idea turca di puntare alla soluzione dei due Stati separati. Dopo 40 anni, i negoziati di riunificazione a cosa hanno portato? Assolutamente a nulla, se non alla marginalizzazione politica ed economica dei turco ciprioti.

Adesso cambiano i parametri tra i due: negoziati sì, ma tra due Stati sovrani. Il fatto che Erdoğan parli di negoziati è un tentativo di fare pressione sui greco – ciprioti e continuare nell’alveo di una soluzione a lungo termine basata sulla riunificazione, ma su base confederale e non più federale. Ragionamento che ha il suo senso. Cipro è un’isola piccola. Nel VI secolo a.C., a Cipro, ci sono sei Stati, ma sono città – stato! Ma nel VI secolo avevano il loro perché”.

Arriviamo al viaggio di Erdoğan a Cipro. Qual è stato il tanto atteso annuncio e da chi è stato accompagnato?

“C’è chi su Twitter si è divertito a fare il conto alla rovescia per queste dichiarazioni sconvolgenti e potenzialmente storiche che il presidente turco avrebbe fatto sull’isola. In realtà, Erdoğan ha annunciato la costruzione di un complesso presidenziale e parlamentare nella Repubblica Turca di Cipro Nord; dichiarazione intenzionalmente provocatoria. Oggi la presidenza di Cipro Nord è ospitata nella vecchia sede del governatore britannico di Nicosia, costruzione molto piccola e risalente agli anni ’20.

Da un punto di vista simbolico, è come dire “noi, qui, costruiamo un vero e proprio stato”. Un’altra cosa interessante, sempre legata ai simboli, è la bandiera di Cipro Nord: è quasi un calco della bandiera turca con il rosso al posto del bianco e viceversa. Anche la bandiera evoca il legame con la ‘madrepatria’.

Oltre all’annuncio del complesso presidenziale, Erdoğan non ha fatto parola di alcuna iniziativa politica. Per quanto riguarda la delegazione turca, questa era formata da alcuni ministri la cui rilevanza è più da collegare sul piano interno. C’erano i rappresentanti dei partiti minori di destra e soprattutto un rappresentante di peso del partito Saadet, partito della Felicità, Oğuzhan Asiltürk. Erdoğan sta tentando di scalzare il segretario del partito Saadet che si è alleato con le opposizioni in modo innaturale. Attraverso una sorta di ‘intrigo di palazzo’ vuole portare il Saadet dalla sua parte in vista delle prossime elezioni presidenziali. C’erano anche esponenti di quello che rimane del partito fondato da Erbakan, adesso presieduto dal figlio. Sono partiti dello “zero virgola”, ma sommati tutti insieme possono fare la differenza. Portarli a Cipro ha avuto proprio questo obiettivo: la questione di Cipro è stata importantissima per la destra nazionalista cipriota, destra nazionalista che ha un’impronta anche religiosa”.

Qualche novità sulla città di Varosha (Maraş in turco)?

“Non c’è stato l’annuncio di alcuna grande novità. Si procede con la graduale apertura esmilitarizzazione. Varosha era la Saint Tropez di Cipro, il luogo vacanziero per eccellenza con questi grandi alberghi sul lungo mare. Ma dal 1974 è chiusa. Ha cominciato ad essere aperta nel 2020. Io sono stato lì nel 1996, mi recai in una città proprio sulla Green Line, e c’erano delle case con balcone i cui proprietari ti permettevano a pagamento di accedere ai loro balconi, per l’appunto, per farti vedere Varosha. I binocoli erano inclusi nel prezzo! I nostalgici, soprattutto greco – ciprioti, che venivano da lì, andavano a vedere con il binocolo la loro casa. Scene strazianti. I greco – ciprioti andavano a giro con le chiavi della vecchia casa a Varosha. Nella città fantasma di Varosha, quindi, c’è il problema delle proprietà dei greco – ciprioti che potranno essere reclamate tramite una commissione, istituita già da un po’. Questa si pronuncerà in merito: o la restituzione delle proprietà o il recepimento di un indennizzo.

Dal 1974 al 1977, assistiamo ad una situazione di stallo completa. Dal 2004 in poi, sono i greco – ciprioti ad avere abbracciato una posizione di chiusura totale al compromesso. Mentre la Turchia, con una serie di iniziative, apparentemente aggressive, provocatorie e quant’altro, sta cercando di gettare delle basi nuove per un dialogo e una possibile, quanto improbabile, allo stato attuale, soluzione.

Ma queste iniziative turche, lo stesso, non sono sufficienti. Perché, dall’altra parte, hai la posizione ostile non solo della Grecia, ma dell’intera Europa che, da un punto di vista politico, sta compiendo un disastro epocale. Perché, invece di ritagliarsi uno spazio di mediazione, per permettere ai quattro contendenti – alle due comunità cipriote e ad Ankara ed Atene – una posizione di ragionevole compromesso, appoggia una parte contro l’altra. In questo contesto, la Gran Bretagna, a differenza degli altri attori coinvolti nel gioco, potrebbe avere un peso non indifferenze di mediazione, sganciata dalle logiche settarie dell’UE. Era uscito un piano britannico concernente la situazione di Cipro, ma anche in questo caso, non è stato accettato neanche come base di negoziato dai greco – ciprioti, perché loro sono in una posizione di forza e ne sono consapevoli. C’è anche un atteggiamento di superiorità di questi ultimi nei confronti dei turco – ciprioti: la stessa Green Line, chiamata così perché un militare inglese l’aveva disegnata sulla mappa con l’inchiostro verde, dai greco – ciprioti è chiamata Attila Line. Sottinteso: “voi siete gli Unni, i Barbari”.

Non vuol dire che i turco – ciprioti sono i buoni della favola e greco – ciprioti i cattivi. Buoni e cattivi sono da una parte all’altra”.

Possiamo parlare di una “questione palestinese” anche a Cipro?

“La maggior parte degli ebrei è immigrata in Palestina, a Cipro, invece, le due comunità ci sono sempre state.

Le due situazioni hanno in comune solo un aspetto triste: in entrambi, la Gran Bretagna, non ha mai cercato di creare dei meccanismi di unificazione, ma, al contrario, ha solo contribuito all’ulteriore divisione fra le due componenti, sia in Palestina che a Cipro. La logica britannica dietro a questo atteggiamento, è che mantenendo divise le due aree, i benefici della Corona sarebbero aumentati”.

Quali altri attori hanno cercato, al di là delle ideologie e degli intenti, di fare qualcosa per la riconciliazione delle due comunità?

Negli anni ’80/ ’90, le Nazioni Unite hanno sponsorizzato tutta una serie di attività bi – comunali, programmi di ricerca e tutta una serie di altre iniziative con l’obiettivo di far parlare tra di loro le due comunità affinché i legami del passato non sparissero. Da un punto di vista concreto, il progetto più riuscito è stato quello tenutosi a Nicosia e riguardante la gestione condivisa delle infrastrutture della città vecchia, la città all’interno delle mura veneziane conservate benissimo. L’ultima incarnazione di questo approccio delle Nazioni Unite, è il Comitato tecnico turco – cipriota e greco – cipriota congiunto per un progetto di restauro sul patrimonio storico e culturale di Cipro. Hanno riconosciuto, quest’ anno, un riconoscimento da parte di Europa Nostra.

Nel 2015, l’ultima volta che sono stato a Cipro, era in corso il restauro del castello di Famagosta, il castello di Otello. Qual è il problema di queste iniziative? In primis gli ingenti fondi a disposizione e sorgeva poi il problema del coinvolgimento delle persone. Venivano selezionate persone per ottenere risultati positivi. Si è creata, così, una vera e propria industria delle iniziative culturali che selezionavano le persone che già avevano questo approccio e spirito di riconciliazione. I risultati, in realtà, sono stati pari allo zero.

Almeno le Nazioni Unite hanno fatto qualcosa al riguardo, l’UE niente”.


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