Non tutto sembra andare per il verso giusto oltreoceano: Waltz si dimette, i colloqui con l’Iran non progrediscono. Ma Teheran si espande, e non è la sola. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Continuano le baruffe interne all’amministrazione Trump. Un nuovo rimescolamento ha avuto luogo e Mike Waltz, già al centro dello scandalo dei piani militari trapelati su Signal, sarà adesso ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, dopo le sue dimissioni da consigliere per la sicurezza nazionale, ruolo che per il momento verrà ricoperto dal Segretario di Stato, Marco Rubio. A Roma i colloqui con l’Iran conoscono un’altra battuta d’arresto, ufficialmente «per motivi logistici e tecnici» (secondo il ministro degli Esteri iraniano), ufficiosamente per disaccordi interni all’amministrazione Trump su come gestire i negoziati, che vedono la controparte fermamente intenzionata a non fare concessioni sui mezzi di difesa nazionale e sull’uso dell’energia atomica, sia pure per scopi esclusivamente pacifici. Non a caso è stato Trump in persona, a mezzo social, a vietare al mondo l’acquisto di petrolio o prodotti petrolchimici dall’Iran, riservandosi un secondo post di minaccia alla Repubblica Islamica particolarmente per quanto concerne il supporto ad Ansarallah in Yemen (che nel frattempo ha già abbattuto altri tre droni MQ-9 Reaper pur sotto i continui bombardamenti a stelle e strisce e gli attacchi della coalizione saudita, intenzionata a lanciare un attacco di tipo siriano per riprendersi i territori controllati dalla resistenza yemenita). È, tuttavia, passata sotto silenzio la notizia non meno importante della dichiarazione di disponibilità, da parte del governo iraniano, ad aiutare lo Zimbabwe nella lotta contro il terrorismo. Una mossa probabilmente dettata dal desiderio di contrastare simmetricamente il crescente soft power turco in Africa (non è casuale il riconoscimento del Kosovo da parte di Kenya e Sudan, soprattutto da parte del primo che finora ha sostenuto il Sahara Occidentale), ma che si accompagna, qualche chilometro più a Oriente, alla determinazione di un importante alleato di Teheran, la Corea del Nord, a espandersi negli oceani per contrastare ogni ipotetica aggressione: è quanto affermato esplicitamente da Kim Jong Un nel suo ultimo discorso il 25 aprile. A ciò saranno propedeutici il nuovo cacciatorpediniere Choe Hyon e il sottomarino a propulsione nucleare in fase di costruzione, entrambi pronti a entrare in servizio dall’inizio dell’anno prossimo. (JC)

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