Nemesi medica e la Casa Bianca

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Il Tazebao – La sanità già assorbe larga parte di ogni budget statale, l’agenda politica è sempre più influenzata dai cosiddetti esperti, senza dimenticare i cospicui dividendi derivanti dalla gestione della salute. Non resta che constatare come la salute sia entrata a pieno titolo nel discorso politico, quand’anche si tratti di condizioni di salute precarie, che meriterebbero riflettori spenti e pietas. Non c’è da stupirsi che la salute dell’attuale Presidente Biden sia diventata oggetto di dileggio, perfino da parte di un giullare nostrale. Interessante, in effetti, notare come le condizioni di salute siano diventate un discrimine tra un buon candidato e uno da scartare. La pietas verso una persona anziana o una persona con una malattia appartiene a un mondo che non esiste più, svuotato di valori e conseguentemente di persone, dal capitalismo politico che tutto considera solo in base alla logica del profitto. Chi non serve più può essere serenamente liquidato. Il dibattito sulla CNN ha mostrato un Biden in decadimento contro un pimpante Trump che si prepara al grande ritorno, per spostare il focus su Iran e Cina. C’è nei mass media una sovraesposizione della salute e soprattutto delle malattie, affinché se ne parli, si faccia “prevenzione”, si normalizzino e accettino, anche utilizzando i grandi personaggi. Che sia anche questo una tappa verso quel primato della medicina che Ivan Illich ha visto per primo? Già in Tools of Conviviality del 1973 prevedeva che, a un certo punto, l’intervento della medicina avrebbe iniziato a essere controproducente. Proprio lui ha lasciato scritto in una nota, per restare in tema, che «(…) l’insistenza del medico sulla sua esclusiva capacità di valutare e risolvere le crisi individuali lo proietta simbolicamente nei pressi della Casa Bianca». Di sicuro, la fase senescente della democrazia – pardon – oligarchia statunitense non promette nulla di buono per un Occidente che dipende dai missili della Lockheed e che, ha notato giustamente la coscienza critica di Agamben, si ricorda di esistere solo grazie al nemico russo. Tuttavia, il nemico ad portas non risolleverà un’Europa, segnatamente la Germania, ovverosia il cuore geografico del continente, dal declino demografico; non lo farà nemmeno l’immigrazione, anche perché perfino queste povere masse sradicate, già costrette a migrare dall’ingiustizia globale, vengono inserite a pieno titolo nei sistemi del capitalismo che estrae, consuma e scarta. Nel giorno del passaggio del tour francese nella penisola, nel giorno dell’uscita di un’Italietta spallettian-graviniana, si consuma un attacco a Belgrado. Prepararsi spiritualmente e nel corpo alla guerra, ma nuove vie politiche stanno sorgendo. Ci ha detto Willi: «In alto i cuori, compagno. L’Italia è attesa dalla profezia di Rasputin e poi dalla guerra. Certamente, rinascerà. E i grandi uomini – qui siete molti – ricostruiranno l’Italia liberati dalle follie del trotzismo, figlio diletto della gnosi. Lavori fin d’ora per ciò che verrà». E sia!

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