La Marina russa, istituzione tradizionalmente conservatrice, si ritrova a diventare l’avanguardia della dissoluzione del confine tra umano e macchina.
Il Tazebao – La guerra contemporanea si evolve in tempi rapidissimi, e le acque solcate dalla Marina russa non sono mai state così vive, eppure così prive di vita. Il corpo militare tradizionale sta progressivamente scomparendo mentre la Marina Militare annuncia la costituzione di cinque reggimenti interamente dedicati ai sistemi unmanned. Divisi tra acque europee e oceano Pacifico, sono i prodromi di una nuova grammatica del conflitto navale. È una risposta ambiziosa allo sforzo strategico affrontato nel Mar Nero, dove la flotta convenzionale russa ha progressivamente messo alla prova le proprie criticità, costretta ad abbandonare la simbolica Sebastopoli sotto l’incalzante ronzio dei droni nemici.
Questa trasformazione avviene simultaneamente su tre livelli: aria, superficie e profondità acquatica. Gli esperti militari russi spiegano che i reggimenti saranno armati con dispositivi a medio e lungo raggio, la prospettiva è quella di imbarcazioni senza equipaggio che possano assumere compiti di monitoraggio, ricognizione e attacco che fino a ieri richiedevano imponenti dispiegamenti di uomini e mezzi convenzionali. La ristrutturazione arriva sin dentro le accademie: il quotidiano pietroburghese Izvestija riporta che tutti i cadetti saranno tenuti a studiare la struttura e le caratteristiche dei droni rivedendo in profondità la pedagogia militare russa. I futuri ufficiali apprendono da veterani delle zone di combattimento come estendere la propria volontà attraverso protesi meccaniche ed elettroniche che moltiplicano esponenzialmente capacità e raggio d’azione. Le unità robotizzate opereranno con un ordine di grandezza superiore rispetto a quelle tradizionali, suggellando il passaggio a una concezione post-umana della potenza navale. Il risultato è una flotta fantasma che abbandona progressivamente l’impotenza fisica delle corazzate e dei sottomarini nucleari per abbracciare la logica dello sciame adattivo. Questa evoluzione risponde non solo ad una necessità puramente pragmatica di ovviare alle vulnerabilità osservate nell’operazione militare speciale, ma è indice di un cambiamento radicale nella concezione stessa della potenza militare nell’era contemporanea: si abbandona la concentrazione di forza in punti nodali in favore di una decentralizzazione operativa all’interno di una rete di entità autonome eppure coordinate.
Questi nascenti reggimenti navali si configureranno, con ogni probabilità, come l’ossatura marittima di una più ampia forza di sistemi unmanned in via di costituzione nell’ambito delle Forze Armate russe. Ai droni aerei spetterà il compito di perlustrare, vigilare e annientare obiettivi marini e costieri. I droni FPV, per la loro natura tattica, troverebbero logica collocazione nelle divisioni preposte al controllo delle aree acquatiche. Le imbarcazioni senza equipaggio, i cosiddetti blackboat, condivideranno la responsabilità del dominio acquatico, della ricognizione, dello sminamento, della difesa antisommergibile e, all’occorrenza, dell’offesa.
La Marina russa, istituzione tradizionalmente conservatrice, si ritrova così a diventare l’avanguardia della dissoluzione del confine tra umano e macchina, in favore di nuove architetture integrate. Nel mar Nero, nei prossimi mesi, si giocherà la verifica empirica di questa scommessa strategica.
Fonte: There will be a regiment: the Navy is creating marine parts of unmanned systems