L’intervista di Pezeshkian a Tucker Carlson fa infuriare il parlamento iraniano: si è ventilato addirittura l’impeachment. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Non è andata giù a molti principalisti nel Majlis (in linguaggio “europeo”: i conservatori nel parlamento iraniano) la recente intervista rilasciata dal Presidente Pezeshkian a Tucker Carlson, il giornalista americano conservatore, ma ex trumpiano proprio per la posizione assunta sulla recente guerra Iran-Israele, già ricevuto da Putin e Lavrov in due diverse occasioni: giudicata troppo moderata e piena di piaggerie verso gli Stati Uniti, contraddicente quindi «lo spirito della nazione», alcuni legislatori hanno ipotizzato addirittura procedure di impeachment nei suoi riguardi qualora la politica estera del suo governo non cambi. Pur facendo salve le «preposizioni corrette» su cui concordano, 24 deputati e parlamentari hanno criticato nella fattispecie la sua continua apertura ai negoziati, la sua «posizione passiva da accusato», la sua enfasi sul distinguere tra Stati Uniti e Israele per la convinzione che «il presidente degli Stati Uniti possa condurre la regione alla pace e alla sicurezza» e soprattutto che «lo slogan “Morte all’America!” non significa in alcun modo “morte al popolo americano, o anche ai funzionari americani”», nella qual cosa è stata rilevata una flagrante contraddizione con la definizione datane dall’Ayatollah Khamenei, pur ammettendosi la veridicità del suo significato anche di “morte al crimine e all’omicidio”. Molte sono state le manifestazioni di piazza, anche durante la Guerra dei Dodici Giorni, per una risposta ancora più dura contro Washington e Tel Aviv. Nel frattempo, forse provvidenzialmente per Pezeshkian, da Israele sono uscite rivelazioni di ulteriori danni subiti ad opera della “Promessa Veritiera-3”, mentre le immagini satellitari della base aerea americana di Al-Udeid in Qatar hanno contraddetto la propaganda di Trump sulla “assenza di danni”: il radome principale di comando e controllo, con le antenne radar e le apparecchiature di comunicazione, è andato completamente distrutto. L’Iran comunque si trova a un bivio in cui dovrà scegliere, senza ambagi, quale linea estera strategica adottare e quale atteggiamento pratico verso i nemici storici. (JC)

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