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L’intervista di Carlson a Putin (senza censure o manipolazioni)

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Oltre la riduzione macchiettistica dei nostri media: l’intervista a uno dei leader mondiali

Il 6 febbraio, dopo qualche giorno di tam-tam mediatico, è stata infine realizzata l’intervista del giornalista un tempo di Fox News, Tucker Carlson, al presidente russo Vladimir Putin.

Il video integrale si trova sui siti sia di Carlson[1] che, diviso in due parti, del Cremlino[2], con annessa trascrizione in inglese[3]. In italiano è stata (mediocremente) tradotta da L’Indipendente[4] e dall’Huffington Post Italia[5], con lo stesso identico testo. Sarà quindi utile rifarci alla traduzione inglese ufficiale.

La prima domanda di Carlson concerne la convinzione di Putin per cui gli Stati Uniti avrebbero potuto effettuare un attacco nucleare improvviso (out of the blue, lett.: “di punto in bianco”) contro la Russia, convinzione che è stata alla base dell’avvio dell’operazione militare speciale in Ucraina e a proposito della quale il giornalista si rifà al discorso che il presidente russo pronunciò il 24 febbraio 2022.

La risposta di Putin inizia dalla formazione dei rapporti russo-ucraini e di Russia e Ucraina stesse come entità statali, motivo per cui essa è diventata presto oggetto di scherno e parodie sul web. In realtà, ripartendo dalla nascita dello Stato russo centralizzato nell’862, Putin aveva due obiettivi: ristabilire la verità storica per far comprendere chi ha avuto interesse, nei secoli, a propugnare l’idea di un’Ucraina “inconciliabilmente diversa e opposta” dalla Russia, e svolgere un’analisi completa e a tutto tondo di come si è arrivati alla situazione odierna.

Come ha detto l’analista geopolitico nordcoreano Kim Yu Chol in un articolo dell’anno scorso intitolato Che cosa mostra l’attuale situazione in Ucraina?:

«Affermare che ciò che sta accadendo in Ucraina, per l’inquietudine e la preoccupazione della comunità internazionale, abbia avuto origine un anno fa o nel 2014, col colpo di Stato che si verificò in quel Paese, sarebbe una posizione estremamente miope e limitativa. Chiunque s’intenda di questioni internazionali e abbia una normale capacità di discernimento, comprenderà facilmente che il presente stato di cose in Ucraina non è una sfida improvvisa e a breve termine all’umanità, ma una crisi inevitabile e di lungo respiro che è stata sobillata sin dagli anni ’90 col confronto tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti nel contesto della guerra fredda»[6].

Anche negli ambienti “alternativi” e di “controinformazione” si tende, in effetti, a far risalire le cause all’origine della guerra in Ucraina enfatizzando oltremisura il ruolo del golpe del Maidan. Ma esso pure ha delle radici, che affondano nelle rivoluzioni colorate promosse dagli Stati Uniti in molti Paesi ex sovietici negli anni 2000 (si ricorderà la “rivoluzione arancione” del 2004), il che trae la propria motivazione storica nel processo di dissoluzione dell’Unione Sovietica, che a sua volta vede una delle proprie ragioni scatenanti anche nei conflitti interni in cui non si può escludere il ruolo della politica nazionale seguita dal PCUS fin dai tempi di Lenin e Stalin (Transcaucasia e Nagorno-Karabakh docunt), la quale ancora fu elaborata tenendo conto della linea seguita dagli zar, ed ecco che torniamo all’862 e alla formazione della Russia come Stato, da cui poi sono discesi altri che si sono trasformati fino ad assumere la forma che oggi conosciamo. In definitiva, chiunque voglia analizzare seriamente la questione non può non affrontare il processo storico della formazione statuale russa e ucraina, scegliendo eventualmente se partire dall’inizio o dall’oggi.

Nel prosieguo dell’intervista, Putin svela vari retroscena dei suoi rapporti con presidenti americani come Clinton, Bush e Trump e altri funzionari americani come il capo della CIA Roberts e l’ex Segretaria di Stato Condoleezza Rice, dei colloqui russo-ucraini del 2022 a Istanbul, del vertice NATO di Bucarest nel 2008 (in cui si aprirono le porte a Ucraina e Georgia, ragione, questa, alla base dell’operazione militare russa che portò alla secessione dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud) e dei fatti del Nord Stream 2, senza dimenticare i colloqui URSS-USA sull’espansione della NATO a est e i fatti propedeutici e immediatamente successivi al Maidan (Accordi di Minsk).

Infine, l’intervista si conclude con la disponibilità di Putin alle trattative con l’Ucraina per porre fine al conflitto, tenendo però ferma la pregiudiziale della denazificazione ed esprimendo la certezza di una piena ricostruzione dei rapporti tra i due Paesi e i due popoli, e una nota di passaggio su Elon Musk, l’AI e soprattutto il giornalista Evan Gershkovich del Wall Street Journal, attualmente incarcerato in Russia con l’accusa di spionaggio.

Nonostante tutto ciò, su alcuni media italiani hanno estrapolato alcune parti o concetti dell’intervista per darne un quadro distorto e mistificato rispetto a quanto realmente emerso.

Euronews ha pubblicato un articolo pretenziosamente intitolato Russia: le fake news dell’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin[7], dove però di queste “fake news” ne emergerebbero soltanto due: che Carlson ritenesse di essere l’unico giornalista ad aver contattato Putin per un’intervista da quando è iniziata l’operazione speciale (cosa smentita anche dal Cremlino, e di cui comunque il presidente russo non può avere colpa) e la supposta negazione, da parte di Putin, della legittimità dell’esistenza dell’Ucraina come Stato.

A ben vedere, è stata invece Euronews a diffondere una “fake news”, poiché nell’intervista si può leggere:

«Io dico che gli ucraini sono parte di un unico popolo russo. Loro dicono: “No, siamo un popolo a sé”. Va bene, nessun problema. Se si considerano un popolo a sé, hanno il diritto di farlo, ma non sulla base del nazismo, dell’ideologia nazista».

Da nessuna parte Putin ha detto, come sostiene Euronews, che l’Ucraina “non sia uno Stato legittimo”; egli ricostruisce storicamente come buona parte delle terre oggi conosciute come Ucraina siano per secoli appartenute alcune alla Russia e altre alla Polonia, e che tali terre le siano state assegnate allorché si costituì la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, rinominatasi Ucraina allorché si separò dall’URSS, nei confini che tuttavia aveva come parte di quest’ultima e che tutt’oggi, nonostante i referendum del 2022 nel Donbass, le sono riconosciuti dalla maggior parte dei Paesi del mondo.

Il Manifesto[8] scrive che l’intervista sarebbe stata “per la destra estrema”, per il semplice fatto che Carlson ha chiesto a Putin del ruolo della cristianità nel suo governo e dell’eventualità che possa riaprire un dialogo con gli Stati Uniti qualora alla Casa Bianca si insediasse Trump. Obiettivo, se così fosse, mancato, dal momento che Putin ha risposto:

«Non è questione di personalità del leader, ma di mentalità delle élites. Se l’idea della dominazione a ogni costo, basata anche su azioni di forza, domina la società americana, niente cambierà se non in peggio. Ma se, alla fine, si giunge alla consapevolezza che il mondo sta cambiando per circostanze oggettive e che ci si deve adattare in tempo, usando i vantaggi che gli USA hanno ancora oggi, allora, forse, qualcosa potrebbe andare diversamente».

Oltre a ciò, si è soffermato molto a lungo sui rapporti con la Cina, di cui ha definito il presidente Xi Jinping «collega e amico» (“colleague and friend”) e che, dai dati che cita, sono assai floridi. Ha inoltre respinto l’idea dell’Impero di Mezzo come «spauracchio» (“bogeyman story”).

Linkiesta ha pubblicato un articolo assai livoroso dal titolo L’intervista di Putin a un putinista occidentale[9], sotto la parola-chiave Propaganda, da cui non si evince niente di interessante, se non che Carlson (“uno degli esponenti più noti della destra radicale statunitensi” che “diffonde su tutti i suoi canali i temi tipici della propaganda filorussa, sostiene teorie del complotto e altre fesserie simili”) ha intervistato Putin (“l’autocrate russo”) in una “sala dorata arredata male del Cremlino”, il tutto corredato da citazioni del New York Times (che sbaglia di ben 30 anni la data di nascita dello Stato russo) e altri corrispondenti americani, preoccupati dal fatto che Putin «ha guadagnato una piattaforma per giustificare le sue azioni anche se i giornalisti russi e americani languono nelle sue prigioni» e «sembra prevalere nella capitale americana in un modo che un tempo sarebbe stato impensabile».

In conclusione, l’intervista di Putin a Carlson merita di essere compresa, analizzata e studiata in quanto riflette il punto di vista di uno dei principali attori sulla scena politica internazionale contemporanea e fornisce uno spaccato, se vogliamo “inedito”, degli avvenimenti prodottisi dietro le quinte e che stanno alla base dei recenti e recentissimi sviluppi. Per i rapporti che l’Italia ha saputo costruire nei decenni e nei secoli col mondo russo, iniziative come questa dovrebbero replicarsi e susseguirsi nell’ottica della (ri)creazione di un dialogo per un ripensamento in chiave indipendente e sovrana della nostra politica estera.

Note
  1. https://tuckercarlson.com/the-vladimir-putin-interview/
  2. http://en.kremlin.ru/events/president/news/73411/videos
  3. http://en.kremlin.ru/events/president/news/73411
  4. https://www.lindipendente.online/2024/02/09/la-traduzione-integrale-dellintervista-rilasciata-da-vladimir-putin-a-tucker-carlson/
  5. https://www.huffingtonpost.it/esteri/2024/02/09/news/la_versione_di_vladimir_putin_lintervista_integrale_concessa_a_tucker_carlson-15094170/
  6. https://italiacoreapopolare.wordpress.com/2023/02/24/kim-yu-chol-che-cosa-mostra-lattuale-situazione-in-ucraina/
  7. https://it.euronews.com/my-europe/2024/02/12/russia-le-fake-news-dellintervista-di-tucker-carlson-a-vladimir-putin
  8. https://ilmanifesto.it/carlson-putin-unintervista-per-la-destra-estrema
  9. https://www.linkiesta.it/2024/02/putin-intervista-tucker-carlson/

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