Le fragili trattative di Trump con Russia e Iran: la guerra con l’Iran si avvicina, quella in Ucraina prosegue. Il Tazebao del giorno

Condividi articolo:
SEGUICI SU TELEGRAM:

Il Tazebao – Segnali misti e contraddittori giungono, per quanto riguarda l’amministrazione Trump, non solo dal fronte economico-finanziario ma anche da quello della politica estera: falliti i suoi tentativi di “pace in quattro e quattr’otto” tra Russia e Ucraina, il presidente americano si vede costretto alla tattica del bastone e della carota, ora facendo incontrare i capi della diplomazia di Mosca e Washington, ora minacciando la prima di ulteriori sanzioni tra un colpo di spillo e l’altro. La guerra, però, prosegue, anche se è la sola Russia ad astenersi (almeno per il momento) dagli attacchi sulle infrastrutture energetiche dell’avversario: nell’ultimo mese, comunque, i russi hanno ufficialmente catturato Andreevka, Kostantinopolskoye, Novomarkovo, Dneproenergiya, Sribnoye, Mirnoye, Zaporozhie, Rozovka, Uspenovka e Katerinovka nella RP di Donetsk, Scerbaki, Malie Scerbaki e Stepovoye nella regione di Zaporozhie e Krasnoye Piervoye in quella di Kharkov. Di Kursk è quasi completata la liberazione (solo due insediamenti sono ancora controllati dagli ucraini: Oleshnya e Gornal), mentre ottengono più fortuna, rispetto a quelle dell’anno scorso a Kharkov, le operazioni di creazione di una zona cuscinetto nella regione di Sumy: qui i russi hanno già posto sotto il loro controllo Basovka, Žuravka, Novenkoye e Veselovka. Ci si avvicina dunque alle ultime linee difensive ucraine, motivo per il quale, insieme alle trattative con gli Stati Uniti, l’avanzata russa è stata più lenta. Si sono registrate piccole controffensive ucraine locali a Scerbinovka (RP di Donetsk) e a Figolevka (Kharkov), dove ancora si combatte. Una guerra ben lontana dalla sua fine, insieme a una più vicina all’inizio: Trump deve contenere le spinte belliciste di Netanyahu (a cui ha riservato pochi giorni fa un trattamento non molto dissimile da quello con cui liquidò Zelensky a fine febbraio), minaccia l’Iran ma al contempo cerca in tutti i modi di trattarci, anche con dichiarazioni mendaci su colloqui diretti che Teheran ha smentito e negato ripetutamente di voler avere, preferendo un formato indiretto tramite funzionari di secondo rango che si incontrino in un Paese terzo e mediatore, individuato nell’Oman. L’Ayatollah Khamenei, pur dichiarandosi disponibile agli investimenti americani in Iran, ha tuttavia ribadito che il suo arsenale difensivo non è e non sarà mai argomento di discussione, nel contesto di un dibattito prolungato sull’opportunità di rovesciare la sua fatwa del 1997 e procedere così anche all’uso dell’energia nucleare per scopi militari autodifensivi. (JC)

Cerca un nuovo articolo

Resta sempre aggiornato
Scopri Il Tazebao

Ho letto la Privacy Policy

Il Tazebao
Scopri altri articoli