Il Tazebao – Nella mattinata di ieri secondo l’ora locale, Israele, ancora a leccarsi le ferite della Guerra dei Dodici Giorni contro l’Iran e a lambiccarsi per distruggere Hamas in Palestina (senza farsi scrupoli neppure di ricorrere a vecchie cellule dell’ISIS come la Brigata Abu Shabab a Rafah, che tuttavia non sta ottenendo molto successo al di fuori di quell’area), ha lanciato alcuni attacchi coordinati contro lo Yemen in quella che ha già battezzato come Operazione Bandiera Nera. Sono stati colpiti, naturalmente nelle aree controllate dagli Ansarallah, le centrali elettriche di Ras Katib e Hodeida e il porto di quest’ultima, insieme a quelli di Ras Issa e Salif, oltre alla Galaxy Leader ancorata nel primo: questa nave riveste un alto valore simbolico poiché fu catturata dagli Ansarallah al Giappone nel novembre 2023, sullo sfondo della campagna tuttora in corso di attacchi mirati a sostegno della Palestina e che hanno visto, ultimo in ordine di tempo, un altro attacco all’aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv e alle città di Ashkelon ed Eilat con tre missili balistici e un drone suicida. Tutt’altro che scoraggiata, Sana’a non ha fatto attendere la sua risposta: l’esercito yemenita ha attaccato la Magic Seas, una nave portarinfuse battente bandiera liberiana ma di operatore greco e trasportante armi, razzi ed esplosivi azionabili da remoto, con vari droni navali e suicidi e missili da crociera e balistici, affondandola. L’equipaggio è stato tuttavia fatto previamente sbarcare, anche grazie alla serie di avvertimenti precedentemente emanati ma da questo ignorati. Si tratta del primo affondamento di quest’anno e della prima operazione militare dello Yemen dalla tregua con gli Stati Uniti raggiunta a maggio: se l’obiettivo, come proclamato dal ministro della Difesa israeliano, è quello di «trattare lo Yemen come Teheran», fosche sono le prospettive per lo Stato sionista. (JC)

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