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In morte di Joseph Ratzinger – Gianni Bonini

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Una prima riflessione, tra ricordi e incursioni geopolitiche e non solo, del ciclo su Papa Benedetto XVI a cura de Il Tazebao.
Il ricordo di un craxiano-ratzingeriano

Inquadrare storicamente Benedetto XVI non è facile, neanche per me che provocatoriamente mi sono dichiarato craxiano-ratzingeriano ben prima della sua salita al soglio pontificio. Per me tra l’altro inaspettata, nonostante il tifo del Foglio di Ferrara, e infatti sappiamo com’è finita.

Ho cominciato a seguirlo quand’era Prefetto del Sant’Uffizio e non ho più smesso. In particolare la sua presenza al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini è stata fonte di ispirazione per la parte migliore delle iniziative che ho portato avanti col PSI negli anni ottanta-novanta, sotto la copertura intelligente di Ottaviano Colzi e Riccardo Nencini va sottolineato.

Uno straordinario processo innovativo sull’agenda globale, come si usa dire oggi, dell’ambiente e dell’urbanistica, del digitale applicato alla valorizzazione dei beni culturali in anticipo sugli improbabili garage dei Bill Gates e degli Steve Jobs, della ricerca, dell’innovazione e del merito non ingessati dal politically correct su cui costruirà immeritatamente le sue fortune il PD-DS-Margherita grazie a Mani Pulite.

Costruimmo allora un percorso con quel gruppo di cattolici che facevano riferimento a CL e al suo leader fiorentino, il mio indimenticabile amico Lele Tiscar, ispirati dalle idee di una nuova alleanza tra riformisti laici e cattolici, a cui l’opera ciellina e il suo giornale, Il Sabato, fornivano spunti ininterrotti. Anche grazie ad Attraverso, un format inventato da Leonardo Tozzi insieme ad Alessandro Rialti e Fabio Fallai, tutti e tre già Lotta Continua per militare poi con me in un realistico progetto politico, sfondammo il perimetro della prigione ciennellenista, dal Telesio Interlandi di Mughini a Vlodek Godkorn, Geno Pampaloni, Fiamma Nirenstein, Marcello Veneziani solo per citare i più noti, rimescolando le carte della cultura politica locale e non solo, ché nel corpaccione socialista i fermenti della rivoluzione craxiana stavano maturando in un generale rinnovamento del ceto politico su scala nazionale.

Ci penserà poi la diarchia tra l’Arcivescovo Piovanelli e i post-comunisti a normalizzare il nuovo e Firenze, che era con Prato la terza provincia industriale italiana, conoscerà la sua reductio alla monocultura turistica stracciona e le chiese vuote di quest’ultimo Natale.

Dopo Benedetto XVI

Non seguo la televisione generalista del Covid, appena mi sono imbattuto in Riccardi che parlava di Benedetto XVI alla mensa dei poveri, ho subito cambiato canale. Auguro sinceramente al Vaticano che questo prostrarsi al politically correct possa giovargli in termini di resilienza. Per la Chiesa Cattolica le dimissioni di Ratzinger sono state una sciagura, forse inevitabili per il contrasto acclarato con la politica di Obama.

In un mio pezzo per il Nodo di Gordio dell’estate 2017 puntualizzavo che l’attacco furibondo di Al-Azhar al Ratzinger di Ratisbona del 2006, quello di Manuele II Paleologo, imperatore bizantino che rallentò la caduta dei Romaioi, per il quale non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio, fu seguito a ruota da Ankara e da Teheran nondimeno che dal capofila dei liberal, il New York Times. Germano Dottori su Limes della stessa estate ci aggiunge, credibilmente, l’esclusione dello Ior dal Swift, in sostanza dai mercati interbancari globali e “altresì la ferma volontà di Benedetto XVI di pervenire a una riconciliazione storica con il patriarcato di Mosca, che sarebbe stata nelle sue intenzioni il vero e proprio coronamento religioso di un progetto geopolitico di integrazione euro-russa”.

Quello che è certo è la crescente perdita di influenza di Roma nonostante apprezzi l’attivismo di Papa Francesco, il suo tentativo di sostituire al governo petrino ed europeo una collegialità intercontinentale “progressista” incontra peraltro ulteriori difficoltà in Africa dove il combinato cino-americano avanza ai danni soprattutto della Francia nell’Africa centrale.

Il cardinale Robert Sarah dà voce in forma teologica a queste problematiche che investono pesantemente la formazione e la leva dei chierici cattolici. Le primavere arabe lanciate da Obama a Il Cairo nel 2009 sono state l’ultima spallata al cattolicesimo nordafricano e mediorientale, paradossalmente tenuto artificialmente in vita in Siria ed in Iraq dagli alawiti e dagli sciti sotto l’ombrello russo-iraniano. In America latina intanto le confessioni protestanti diventano elettoralmente molto forti.

Sulla visita di Papa Francesco in Iraq, Bonini scrisse: “un atto politico che ci voleva” (07/03/2021)

Laici. Non laicisti

La Chiesa Cattolica è la più grande costruzione civile della Storia, figlia di Costantino e della meravigliosa σύγκρασις, sincrasi, tra l’evangelizzazione di Paolo e il diritto romano avvenuta sulle strade dell’Impero. Bisogna partire da qui. Benedetto XVI ne ha difeso l’identità bimillenaria e il lascito spirituale, antirelativista e antinichilista, la missione di difesa della persona.

Chiara, come Francesco del resto, non sarebbe esistita senza la protezione del vescovo di Assisi e la libertà di scelta tutelata dall’istituzione ecclesiastica contro il tentativo dello zio Monaldo di riportarla a casa con la violenza.

Concordo con Giulio Meotti, in attesa di leggere Pietrangelo Buttafuoco che fissò icasticamente Bettino alla sua morte con una strofa de “L’era del cinghiale bianco” di Battiato, quando scrive che “agli occhi dei secolaristi dell’Europa e dell’America del Nord, Ratzinger era l’ultimo ostacolo di fronte a quella che egli stesso aveva chiamato dittatura del relativismo. Lo si è visto anche dopo il suo scritto sul legame fra pedofilia e Sessantotto. Mai un papa era stato nuovamente attaccato quanto dopo quel saggio negli ultimi anni”.

Padre Spadaro e la Civiltà Cattolica si adoprano per riscrivere una teologia adatta ai tempi, l’intervista a Martin Scorsese sul suo film Silence ha raggiunto l’acme di una nuova narrazione possibile che è rimasta inespressa. Il legame storico è lasso, lasse le giunture con i Padri della Chiesa. Benedetto XVI ci richiama, anche noi laici ma non laicisti, a questa continuità nella Tradizione, ricordandoci quante volte apparenti certezze dettate dalla superbia della scienza siano poi risultate mere ipotesi filosofiche destinate ad essere smentite. È il segno dei tempi. Non lasciamoci confondere.

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