In questo assolato lunedì di giugno, colti dal bisogno di capire, siamo stati in via Maragliano, a San Jacopino, all’ Hotel Astor.
Firenze, 26 giugno 2023 – Non c’è ricordanza di un fatto di tale brutalità. Sarà, comunque vada, uno spartiacque. La scomparsa di Kata ha scoperchiato una situazione latente: il contenitore vuoto, le occupazioni, la precarietà abitative, gli spazi a-sociali e i non più luoghi. Particolare e generalità. Come a comporre una spiazzante geografia della città senza la cittadinanza.
San Jacopino è un rione, più o meno, primonovecentesco inglobato nello sviluppo verso Nord e la Piana. Via Maragliano, dove sorge, è una lunga via, connette la prima periferia con Novoli. Fino a pochi anni fa aveva una sua vivacità (negozi, palestre). Certe scelte sulla mobilità non hanno aiutato; il lockdown deve aver fatto il resto.
Il costruendo studentato – per dirla con Montanari “un’ulteriore breccia rispetto ai limiti alle attività ricettive” – è poco più in là, svetta sull’ex lago domestico di viale Belfiore. La città vetrina attorniata dalla cintura, non dei viali, degli studentati non è lontanissima, tanto che non mancano i trolley. Nemmeno qui.
Le indagini su Kata sono, al momento, in un punto cieco. Sotto esame anche le telecamere che – si scopre – a Firenze sono 1500 circa ma al momento non forniscono elementi utili. Sono state messe per le più svariate esigenze di “pubblica sicurezza”.
Sicuramente c’è una criminalità che risponde a logiche nuove, che sfuggono a quelle a cui si era abituati. Un’efferatezza non codificata.
Dunque, la fine dell’urbanistica, che come gruppo Tazebao denunciamo e denunceremo, come scienza di governo e di indirizzo del territorio ha molteplici effetti negativi. La domanda è la stessa: Chi vuole ancora una città così?