È cominciata la guerra tra India e Pakistan: la sesta in quasi ottant’anni. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Dopo una settimana di minacce e conti alla rovescia, l’India ha infine lanciato l’Operazione Sindur contro alcune città del Pakistan poco dopo la mezzanotte di oggi, a suo dire per vendicare le vittime dell’attentato di Pahalgam del 26 aprile. Un nome profondamente evocativo della cultura indiana: il sindur è infatti un impasto color vermiglio tipico della ritualità induista con cui si colorano il viso le donne sposate, togliendoselo solo in caso di vedovanza. Un richiamo anche all’attacco stesso del 26 aprile, in cui i terroristi sunniti hanno cercato deliberatamente gli induisti per ucciderli e lasciare così vedove le loro mogli. Secondo l’India, dunque, l’operazione mira a eliminare i terroristi pakistani sul loro stesso territorio, specialmente a seguito della «ennesima violazione del cessate il fuoco» da parte di Islamabad che ha bombardato Bhimber Gali nel distretto Poonch Rajuri, e secondo la NDTV sarebbero stati uccisi «almeno 70» militanti. Di tenore decisamente diverso la versione del Pakistan, che ha già abbattuto cinque caccia, principalmente di produzione francese, e avrebbe fatto prigionieri alcuni soldati indiani: secondo il suo Ministero della Difesa, gli indiani avrebbero colpito «aree civili e non accampamenti militari», definendo l’azione dell’India «un atto di guerra immotivato e flagrante» e contando 10 morti, tra cui un bambino, e 48 feriti. Chiuso lo spazio aereo pakistano per 48 ore, gli attacchi missilistici indiani si sono concentrati su Kotli, Muzaffarabad, Rawalakot e Bahwalpur, dove, secondo l’India, è stazionato il comando delle organizzazioni terroristiche responsabili dell’ultimo attentato. Una delle moschee distrutte dall’Operazione Sindur apparterrebbe infatti a Maulana Masood Azar, fondatore dell’organizzazione jihadista Jaish-e-Mohammad (“Esercito di Maometto”), attiva nel Kashmir indiano. Iniziano gli schieramenti anche nella comunità internazionale: se Israele e Regno Unito si schierano con Nuova Delhi, soprattutto alla luce del recente accordo sul commercio tra Modi e Starmer, la Turchia ha ribadito il sostegno espresso al Pakistan già agli inizi delle schermaglie. Cerca di mediare, invece, la Russia, che ha offerto esplicitamente i suoi servigi in questo senso a entrambe le parti e si è espressa per una soluzione diplomatica al conflitto sulla base degli accordi di Simla (1972) e Lahore (1999). Una posizione recepita maggiormente dal Pakistan, che si dice pronto a far terminare subito il conflitto se l’India non dà prova di volontà di ulteriore escalation, ma anche a «misure che rimarranno per sempre nella storia dell’umanità» in caso contrario. (JC)

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