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Dopo la Francia, ce n’è anche per gli Stati Uniti: cosa sta succedendo in Niger (e in Iraq). Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Nell’agosto dell’anno scorso un Paese africano francofono dalle dimensioni non trascurabili, ma fino a quel momento semisconosciuto e quasi sempre confuso con la vicina Nigeria (anglofona) occupò per qualche giorno le cronache di politica estera di tutti i principali quotidiani: il Niger. Una rivoluzione popolare, o un colpo di Stato a seconda delle prospettive da cui si guardano quegli eventi, aveva spodestato il presidente filo-francese e insediato una giunta “sovranista” e incline verso la Russia. Il tam-tam mediatico scemò con la mancata invasione ad opera della Francia e dell’ECOWAS, tanto pubblicizzata finché non si sono poi sfilati tutti, ma il nuovo presidente Tchiani ha completato l’opera di espulsione delle truppe francesi, liberandone così completamente il Paese per la prima volta dal 1897. Adesso ha ufficialmente decretato l’allontanamento anche delle truppe americane, attualmente di stanza presso la base di Agadez, nel Niger centrale (zona del Sahara). Grandi manifestazioni si svolgono da giorni in tutto il Paese a sostegno di questa decisione, mentre, a complicare ulteriormente le cose per gli americani, arriva anche l’annuncio che le Forze di Mobilitazione Popolare irachene riprenderanno gli attacchi sulle basi statunitensi, dato il loro ritardo nel ritiro delle truppe dal Paese (decretato dal Presidente Rashid mesi fa) e i loro bombardamenti su quelle delle FMP stesse avvenuti nel contesto dello scontro tra Iran e Israele. (JC)

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