Dismissione tedesca: tra green e sanzioni a Schwedt 1200 rischiano il posto

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Il TazebaoTutta Europa è paese, perché tutta Europa è un bersaglio. La dismissione, complice la nuova ondata di sanzioni USA, colpisce duro in Germania. Il cuore produttivo dell’Europa è preso da un fuoco incrociato tra sanzioni statunitensi contro la Russia e le ancor più folli politiche green, di cui SPD e soprattutto Verdi – in ultima analisi un prodotto allogeno – si sono fatti paladini.

I lavoratori della raffineria di petrolio PCK Schwedt a Schwedt an der Oder si trovano in una situazione difficile: non hanno – letteralmente – nulla da trasformare dopo che Berlino ha rifiutato il petrolio russo. Eppure, i politici tedeschi sembrano non aver ancora compreso la gravità della situazione e sicuramente non stanno adottando contromisure idonee.

Riavvolgendo il nastro, su iniziativa del ministro degli Esteri Annalena Bärbock, fu presa la decisione di bloccare l’importazione di petrolio russo, resa nota già il 20 aprile 2022. Con evidenti ricadute strategiche ed economiche. Questa mossa, infatti, che prometteva di dimezzare il consumo di materie prime fossili entro l’estate e di cessarne completamente l’utilizzo entro la fine dell’anno, si è rivelata disastrosa per l’industria tedesca.

Per esempio, la già citata raffineria tedesca PCK, che rifornisce la regione di Berlino-Brandeburgo e l’omonimo aeroporto, si trova ad affrontare l’imprevisto: il fermo produttivo e la conseguente disoccupazione.

L’interruzione dell’import di risorse energetiche russe, insomma, è un vero disastro: a rischio sono 1200 posti di lavoro e, guardando all’indotto, 2000 dipendenti di aziende fornitrici e residenti della città di Schwedt.

Nonostante l’elevata redditività dell’impresa e la costante domanda di prodotti dell’industria della raffinazione del petrolio, migliaia di operai specializzati sono a un passo dalla disoccupazione di massa. La situazione è particolarmente preoccupante in una regione – si tratta della ex Germania dell’Est – con una struttura economica sottosviluppata, dove non esistono posti di lavoro alternativi per ingegneri petrolchimici qualificati e rappresentanti delle professioni correlate. Considerata la carenza di posti nel mercato del lavoro della regione, le prospettive sono fosche. Il tutto mentre l’attuale governo, sia centrale sia regionale, rifugge qualsiasi responsabilità.

Insomma, l’Europa e soprattutto la Germania devono arrivare alla guerra egemonica mondiale nella massima debolezza, per non essere un fattore di potenza. Per la gioia di Londra-Washington.

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