Il nuovo approfondimento di Lorenzo Somigli sulla Tunisia pubblicato nella newsletter Mezzaluna di aprile di Geopolitica.info
Se c’è una costante nell’operato di Kaïs Saïed è il profondo discredito verso i partiti – in linea con i sentimenti del popolo – e la ferma volontà di edificare un nuovo sistema politico senza più concrezioni, senza più la palude parlamentare. È il progetto della “piramide rovesciata”: una democrazia diretta con al vertice il Presidente. Al congelamento dell’assemblea, per la prima volta il 25 luglio e rinnovato più volte, è seguita di recente la sua dissoluzione. Dopo mesi di stasi, l’assemblea, pur ancora congelata, ha tentato un colpo di coda in una seduta online nella quale ha invalidato le decisioni presidenziali dal 25 luglio in poi, cosicché Saïed ha fatto ciò che molti già gli chiedevano: lo scioglimento. Saïed è un profondo conoscitore della Costituzione del 2014, che ha contribuito a scrivere, entrando allora in contatto con molti attivisti per la riforma, si è mosso sempre in punta di diritto, ha avuto uno stabile consenso popolare e da parte degli attori sociali, come il sindacato UGTT, che tra l’altro ha stigmatizzato la decisione del Parlamento di riunirsi pur dopo essere stato congelato.
Come detto in precedenza, l’UGTT (Union générale tunisienne du travail) ha un peso specifico notevole, da sempre, fin dagli anni nella lotta per l’indipendenza (quando ha pagato anche un tributo di sangue), e ancora oggi può spostare gli equilibri. Fino ad oggi non si è mai opposto apertamente alle azioni di Saïed, ma per l’UGTT il “dialogo nazionale” non può svolgersi sulle basi di quanto emerso dalle consultazioni elettroniche, come vorrebbe Saïed, dovrebbe invece svolgersi “senza precondizioni” – ha puntualizzato il Segretario Generale Noureddine Taboubi – rimarcando la necessità di allargare a tutti gli attori, anche ai partiti. Il sindacato ha posto le sue condizioni, minacciando di non partecipare al dialogo nazionale, che in tal caso perderebbe di senso. Il Presidente vuole escludere dal dialogo soprattutto il partito islamico Ennahda mentre il sindacato sembra intenzionato ad allargare la partecipazione anche ai partiti politici purché questi “rendano conto della gestione del paese negli anni passati”. Positivo il confronto tra governo Bouden e UGTT del 15 aprile, indispensabile per definire le basi del programma di riforme atteso dal FMI. Anche nella Tunisia del futuro l’UGTT deve continuare a mantenere un ruolo.
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