Il Tazebao – Domani è il giorno. Il ritorno di Trump rappresenta il giro di boa nel sistema internazionale. Bisogna prepararsi a nazionalismi – coltivati in questi difficili anni di crisi – e blocchi economici, limiti alle persone e limiti alle merci altrui, muri fisici e muri tariffari. Un controllo ancor più rigido e politico dello sviluppo tecnologico digitale. Larga parte dell’establishment, ammettendo che facesse resistenza a Trump (o lavorasse per un suo ritorno attaccandolo, cioè tenendolo a galla durante la traversata del deserto), si è ricompattata su di lui: è segno che il suo ritorno serve a completare l’agenda di Biden, soprattutto dal punto di vista internazionale. Uno dei primi effetti sarà la guerra tariffaria alle potenze manifatturiere (Germania, Italia, la non a caso turbolenta Corea del Sud e un Giappone tutt’altro che prono alle decisioni di Washington ultimamente), con la costruzione di una Panamerica 2.0 a guida del dollaro. Seguirà probabilmente uno spostamento del focus su Iran – possibile che il sospirato cessate il fuoco serva a Israele per accorciare il suo limes – e Cina. In tutto questo, ci sono anche delle buone notizie, come il tentativo di dare al Libano la stabilità tanto attesa. Tra i vari anniversari di questo intenso periodo – il 21 gennaio è il 101 esimo dalla scomparsa del volto della Rivoluzione sovietica -, si è celebrato il 25esimo dalla morte, nella terra che lo ha accolto, Bettino Craxi. Finalmente anche le Istituzioni della Repubblica lo hanno ricordato senza particolari prudenza o pruderie. È giusto fare i conti con Craxi e dare a Craxi il giusto posto nella storia d’Italia. Era un socialismo appunto riformista per un’Italia, in una fase di definitiva ascesa, con più luci che ombre. C’è bisogno di socialismo – guardando avanti e senza nostalgia -, ma di un socialismo per l’era presente, che parta dai diritti e dal riconquistare la dignità negata: casa per tutti, lavoro, sanità e non pillolificio, scuola come leva di promozione e non più di cristallizzazione dell’esistente. Restando all’Italia, difficile non intravedere, al netto di una dirompente dismissione, una mano eversiva dietro il costante caos dei trasporti, come se al fermo produttivo si volesse aggiungere l’impossibilità di muoversi. Ma, ovviamente, dietro gli “anarchici” c’è sempre qualcuno e non è detto sia italiano. E a proposito di propositi rivoluzionari, un ringraziamento di cuore a chi ha partecipato alla prima presentazione di ieri e a chi ha lavorato per darne conto e diffonderla.
L’Occhio del Falco: che succede nell’apparato militare-industriale-digitale?
Il focus è sulla produzione di sistemi d’arma più agili e tecnologicamente avanzati: droni autonomi, strumenti per la guerra elettronica,