Secondo approfondimento dedicato al settore agroalimentare a cura di Debora Degl’Innocenti, Political Advisor al Parlamento Europeo.
Ab uno disce omnes
(Virgilio, Eneide II, 63)
Nella storia commestibile della larva del coleottero tenebrio monitor, l’UE mette al primo posto la “food safety” e i suoi consumatori, rispondendo alla volontà espressa dagli Stati membri di voler commercializzare questo insetto con una proposta di regolamentazione armonizzata a livello europeo di un mercato che già esiste. È così che l’UE si prende la colpa del “via libera” alle tarme da farina come cibo sostenibile.
L’idea di “sicurezza alimentare” nella società odierna, si è evoluta ed è molto cambiata rispetto al passato. Il forte bisogno di garantire quantità di cibo sufficienti a soddisfare tutti gli esseri viventi, caratteristico dell’Europa del XX secolo, ha ceduto il passo all’esigenza di assicurare la presenza nel mercato alimentare, più specificamente sulla tavola dei consumatori, di cibi sani e sicuri.
Il regolamento 178/2002 ha sicuramente contribuito a realizzare, a livello europeo, questo obiettivo, poiché rappresenta un punto di svolta e di crescita della sicurezza alimentare e più in generale di tutto il mercato alimentare europeo.
L’intero sistema di sicurezza si basa sul principio di precauzione, che ha dato rilevanza dal punto di vista giuridico al concetto di incertezza scientifica. Se, infatti, non vi è la certezza che un determinato prodotto sia sicuro, tale da non provocare effetti dannosi per la salute dell’uomo, allora nel dubbio è meglio proibire che autorizzare la sua circolazione nel mercato, in base al principio di precauzione sancito dall’art.7 del ‘regolamento 178’. Il mercato alimentare infatti, è un mercato riservato solo ai cibi sani e sicuri, in base alla nuova normativa e più in generale al nuovo orientamento della Europa. L’Unione europea presta attenzione anche all’igiene dei cibi, settore che nel 2004 ha conosciuto un grande cambiamento in virtù dell’entrata in vigore di tre importanti regolamenti, che nel complesso costituiscono il “pacchetto igiene”, su cui si fonda l’intera legislazione in tema di igiene dei prodotti alimentari.
L’importanza delle informazioni
Sicurezza alimentare vuol dire anche sicurezza informativa. Il consumatore, al momento dell’acquisto, deve essere ben informato su ciò che sta acquistando, al fine di operare scelte consapevoli sul mercato. Rilevante in tal senso è il ruolo dell’etichetta (di cui abbiamo trattato in precedenza), che rappresenta il mezzo attraverso il quale il produttore comunica alla platea dei consumatori le caratteristiche e le qualità dei suoi prodotti. Infine il ‘regolamento 178’ ha il merito di aver istituito l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che ha il compito di valutare tecnicamente e scientificamente il rischio e di fornire alla Commissione le informazioni scientifiche necessarie per il controllo del rischio. L’Autorità costituisce un punto di riferimento e di collegamento essenziale tra ogni singola autorità nazionale ed il resto dell’Unione europea. Questa funzione di primo piano dell’EFSA è ravvisabile anche nella struttura del sistema di allarme rapido, che è stato introdotto dal regolamento 178/02 e che si fonda su una rete gestita dalla Commissione e che coinvolge gli Stati membri, la Commissione e l’EFSA, allo scopo di fornire alle autorità di controllo uno strumento efficace per la notifica dei rischi per la salute umana derivanti dai cibi o dai mangimi. La rete, infatti, permette uno scambio repentino di informazioni in caso di rischio per la salute umana a causa del consumo di alimenti o di mangimi; questo meccanismo ha favorito la comunicazione e la collaborazione tra gli Stati dell’Unione in materia di sicurezza alimentare. Di tale collaborazione ne beneficiano senz’altro i consumatori, considerati come i soggetti da informare e tutelare nell’ambito del sistema di sicurezza alimentare.
È proprio di questi giorni la notizia che su volontà degli Stati membri e a seguito proprio del parere Efsa, gli Stati membri hanno votato e approvato – in comitato di gestione – per avere l’autorizzazione alla commercializzazione di questi insetti, per giungere ad una proposta di armonizzazione della Commissione europea che consente l’uso di vermi della farina gialli essiccati come nuovo alimento.
Ha ragione l’Eurodeputato Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D in Commissione agricoltura, a sottolineare che il cosiddetto ‘cibo del futuro’ veniva già commercializzato in molti degli Stati membri tra cui l’Italia, facendo capo ognuno alla propria legislazione nazionale. Dunque, con questo passaggio – che la maggior parte della stampa titola “UE ci mette le larve nel piatto” – l’Europa non fa altro che ratificare una norma che conferma la commercializzazione di questa larva a livello europeo garantendone maggiore sicurezza e ponendo dei limiti in base al parere Efsa, introducendo ulteriori garanzie per il consumatore.
Nel Belpaese, la tarma della farina non sembra godere di grossa popolarità. Stando a quanto riferisce Coldiretti, la maggioranza degli italiani (54%) considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non la porterebbe mai in tavola. La possibilità di commercializzare insetti a scopo alimentare è data in Europa dall’entrata in vigore dal primo gennaio 2018 del regolamento Ue sui novel food, che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti sia come prodotti tradizionali da Paesi terzi.
“Che mangino patate” non era certo una cattiva idea quella di Maria Antonietta, regina di Francia alla notizia che i contadini non avevano più pane da mangiare, anche se si narra che abbia detto “se non hanno pane mangino brioche”. La frase, tuttavia veicola l’idea di una sovrana che professava di avere a cuore i poveri denutriti senza però essere capace di comprenderne le tribolazioni. Anche se forse non suggerì mai di sostituire il pane con i croissant, promosse però pubblicamente un altro alimento per sfamare i poveri: la patata. Per quanto probabilmente non lo dichiarò, ma di certo era quello che lei e molti altri, pensavano. Fu così che alla fine del XVII secolo, le patate furono salutate come un alimento meraviglioso proveniente dal Nuovo Mondo.
Alla fine del XXI secolo, mi auguro che l’auspicio possa ancora essere – nella peggiore delle ipotesi – “Che mangino patate”!
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