C’era una volta – “Il passato è un’interpretazione. Il futuro è un’illusione”

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“Il passato è un’interpretazione. Il futuro è un’illusione” [1]

L’11 maggio 2011, nella metropoli sul Bosforo, su iniziativa del Consiglio d’Europa furono raccolte le firme degli stati aderenti per la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica”, meglio nota come Convenzione di Istanbul.

I paesi che hanno firmato la Convenzione erano originariamente 46, dei quali solo 12 l’hanno in seguito anche ratificata. La Turchia di è Erdoğan stato il primo Paese a ratificare la Convenzione il 12 marzo 2012. L’Unione Europa solo nel 2017.

A luglio del 2020 la Polonia sotto la guida del partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS) sceglie di abbandonare l’accordo in quanto il documento conteneva concetti ideologici non condivisibili dalla società polacca, tra cui quello sul sesso «socio-culturale» in opposizione al sesso «biologico». Il 20 marzo 2021 anche la Turchia di Erdoğan decide di cedere alle richieste dei circoli islamisti e di percorrere la strada spianata dalla Polonia attirandosi le critiche delle maggiori cariche europee e dall’amministrazione statunitense.

Cosa prevede la Convenzione di Istanbul?

La Convenzione ha l’obiettivo di (art.1) [2]:

  1. proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
  2. contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne;
  3. predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica;
  4. promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
  5. sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l’eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica.

La parte più importante della Convenzione è senza ombra di dubbio quanto espresso nell’articolo 3 [3] dell’accordo. Tale articolo fornisce sei fondamentali definizioni: cosa si intende con “violenza nei confronti delle donne, violenza domestica, genere, violenza contro le donne basata sul genere, vittima ed infine donna“.

Come dimostra il caso polacco, la definizione di “genere” è qualcosa rimasto indigesto per molti. L’articolo 3 al comma c, infatti, esplica quanto segue:

“con il termine genere ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”.

Poiché la politica non è figlia del caos, qual è la “giustificazione” turca?

Mariano Giustino, responsabile della rassegna stampa turca di Radio Radicale, ha dettagliatamente documentato le ragioni di questa decisione della Turchia, ma anche la complessa situazione interna in cui versa il paese, da quella economica a quella politica (la messa al bando del terzo maggior partito del paese, il Partito democratico dei popoli HDP) e tutte le proteste delle donne in seguito a questo passo indietro in materia di diritti umani.

Secondo quanto riportato da Giustino, il presidente turco teme l’agguerrito movimento LGBTQ+, teme che questo prenda spunto da quanto sta accadendo in Europa dove le coppie omosessuali si vedono riconosciuti gli stessi diritti delle coppie etero.

Il ministro dell’Interno Süleyman Soylu ha recentemente chiuso il Club di studi LGBTQ+ del Bosforo [4] poiché degli studenti durante le proteste contro la nomina governativa del rettore della prestigiosa università del Bosforo hanno disegnato la bandiera arcobaleno su un’immagine della Ka’ba, il luogo più sacro dell’Islam. Quattro di questi studenti, membri anche del movimento LGBTQ+ sono stati arrestati con l’accusa di insulti ai valori religiosi (la Turchia, de jure, è una repubblica laica!). Lo stesso Soylu ha definito questi studenti “pervertiti”.

L’alleato preziosissimo di governo di Erdoğan, Devlet Bahçeli, esponente della destra ultranazionalista dei Lupi Grigi nonché leader ombra della Turchia, li ha invece definiti “terroristi e serpenti la cui testa deve essere schiacciata”. Il presidente turco si è limitato ad etichettarli come “vandali” le cui mamme devono tenerli sotto controllo. Le stesse mamme, donne prima di tutto che, la sera del 20 marzo 2021, ha privato di un importante strumento di tutela giuridica. Ha in più suggerito alle donne del suo partito di non prestare ascolto alle lesbiche in quanto “donne incomplete“.

Siamo anni luce dall’Erdoğan riformatore e progressista del 2005, desideroso di portare in Europa il suo paese!

Il direttorato delle Comunicazioni presso la presidenza della Repubblica turca in un suo comunicato, di lunedì 22 marzo, esprime molto bene le motivazioni che sono alla base di questa decisione:

“la Turchia si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul perché il trattato internazionale considera l’omosessualità una condizione umana del tutto normale e ciò è incompatibile con i valori sociali e familiari della Turchia” [5].

Intervista alla pluripremiata scrittrice Elif Şafak

Il Programma CNN [6] ha intervistato la scrittrice turca Elif Şafak, scrittrice donna più letta in Turchia, legata ai temi quali il femminismo, il sufismo e la cultura ottomana. Şafak, in collegamento da Londra, dove ormai vive da diversi anni, ha sottolineato due aspetti peculiari della violenza contro le donne nel suo paese di origine: l’aumento dei numeri di femminicidio e la sempre maggiore violenza e crudeltà con cui questi femminicidi vengono perpetrati.

Ha infatti ricordato il caso di Melek Ipek [7], la trentunenne turca che, la notte del l’8 gennaio, ha ucciso il marito violento non solo con lei, ma anche con i figli. Pur avendo visibili segni di torture sul corpo (la notte dell’uccisione era stata picchiata nuda davanti ai figli), il giudice ha respinto l’ipotesi di legittima difesa e l’ha condannata al carcere a vita.

La ministra della famiglia, Zehra Zümrüt, in un suo tweet, ha spiegato il motivo del ritiro dalla Convenzione:

“A tutelare le donne ci sono già le leggi nazionali, a partire dalla nostra Costituzione. Il nostro sistema giudiziario è dinamico ed è abbastanza forte da implementare nuove leggi. La carta contro la violenza di genere non ci serve [8].

Dal momento che la matematica non è un’opinione, i numeri smentiscono la ministra e il suo partito di governo: nel solo mese di febbraio di quest’anno, 33 donne sono state uccise (il 2021 è un anno bisestile). Nel 2020, 284 donne sono state uccise dagli uomini.

Un rapporto di Sezgin Tanrıkulu, avvocato per i diritti umani e parlamentare del maggior partito d’opposizione, il Partito repubblicano del popolo (CHP), pubblicato in occasione della Giornata internazionale della donna dell′8 marzo, rileva che negli ultimi 18 anni, da quando l’AKP è al potere, 6.732 donne sono state uccise da uomini. [9]

La giornalista Christiane Amanpour che intervista la scrittrice ha raccolto un sondaggio (non cita la fonte) secondo il quale ogni giorno tre donne vengono uccise in Turchia. La scrittrice le fa subito notare che i dati ufficiali sui femminicidi forniti dal governo non sono per niente attendibili e che il vero numero di donne uccise, prevalentemente all’interno del nucleo familiare, è molto più alto di quello che viene raccontato ai turchi. Le donne, inoltre, anche quando denunciano i propri aggressori sono lasciate sole dalle autorità e dallo stesso governo.

L’8 marzo, festa internazionale della donna, molte delle donne che protestavano per le strade di Istanbul sono state arrestate.

Nel 2016 (legge poi riproposta e abolita ancora una volta l’anno scorso) il governo tentò di far passare una legge “Sposa il tuo stupratore” che dava a chi si macchiava del reato di stupro nei confronti di minorenni la possibilità di ricevere l’impunità se accettava di convola a nozze con la vittima.

Conclusione

La Turchia post presunto golpe del 2016 ha intrapreso la strada dell’autoritarismo manifesto a piccole dosi, seppur intrappolato in un contesto politico e giuridico democratico dalla qualità molto discutibile, ma rimane democratico.

Il suo orientamento in politica estera è molto ambiguo: è un oscillare continuo tra Unione Europea e mondo asiatico (accordo con la Cina sul vaccino) a seconda delle circostanze e dei rapporti politici di potere in seno all’esecutivo.

Un paese la cui strategica posizione geografica si è rivelata più un fardello che un vantaggio, un paese che vive nel glorioso passato imperiale, un passato oramai remoto del quale non si sente all’altezza. Un paese che lotta con le unghie e i denti e con ogni mezzo a sua disposizione per il riconoscimento internazionale come Potenza a 360° gradi e non solo regionale a spese dei diritti umani delle minoranze (a tal proposito si veda l’articolo sempre di Mariano Giustino “I patti Cina-Turchia che terrorizzano gli uiguri” [10] e l’eterna lotta contro i curdi) e delle sue donne in primis. Per diventare Potenza con la maiuscola, uno stato deve puntare alla politica di assimilazione non integrazione, tutti devono essere uguali. Ecco che si spiega l’epurazione di tutto ciò che è “europeo” dalla società turca.

La tutela dei diritti delle donne è forse una peculiarità Occidentale? Ci sono donne occidentali e donne orientali? L’essere umano in quanto tale ha gli stessi diritti sull’intero globo. Sarebbe anche offensivo semplificare il tutto ripetendo il solito ritornello “è la loro cultura”, e di fatto lo è.

Il premio Nobel per la Letteratura Orhan Pamuk in Neve scrive: “Nella maggior parte dei casi l’europeo non disprezza. Siamo noi a disprezzarci guardando lui”.


  1. “Il passato è un’interpretazione. Il futuro è un’illusione” tratto da “Le quaranta porte” (BUR, 2011) di Elif Şafak.
  2. L’art. 1 della Convenzione di Istanbul contiene un’enunciazione programmatica degli obiettivi e si compone di cinque commi (a,b,c,d,e). Il testo completo è qui disponibile: https://rm.coe.int/CoERMPublicCommonSearchServices/DisplayDCTMContent?documentId=09000016806b0686
  3. L’art. 3 della Convenzione di Istanbul chiarisce cosa sia la “violenza nei confronti delle donne” ovvero una qualsiasi violazione dei diritti umani o una qualsivoglia forma di discriminazione “comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica (…)”. Esso definisce anche la violenza domestica che si compie “all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner (…)”.
  4. Tessa Fox, “Istanbul student protests are a new frontline for the LGBTQ community”, 12/02/2021;
  5. Mariano Giustino, “Erdogan, attacco senza precedenti ai diritti umani”, 23/03/2021;
  6. L’intervista a Elif Şafak andata in onda su CNN il 19/03/2021: https://www.youtube.com/watch?v=LUKoETbF8XA.
  7. Phoebe Loomes, “Tortured’ mum faces life in prison after court urged to reject self-defence plea”, 04/02/2021;
  8. Il passaggio è tratto dal già citato “Erdogan, attacco senza precedenti ai diritti umani” di Mariano Giustino.
  9. Ibidem;
  10. Mariano Giustino, “I patti Cina-Turchia che terrorizzano gli uiguri”, 30/12/2020.
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