A proposito di Leopardi, Willi dixit: “Cosa ha scoperto il nuovo Dante per essere liquidato?”

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«Eppur noi non sentiamo, non ci accorgiamo di questa tanta impossibilità o difficoltà di vivere che ci verrà attribuita; ci par di fare una vita assai comoda, di comunicare insieme assai facilmente e speditamente, di abbondar di piaceri e di comodità, in fine di essere in un secolo raffinatissimo e lussurioso. Or credete pure a me, che altrettanto pensavano quegli uomini che vivevano avanti l’uso del fuoco, della navigazione ec. ec.; quegli uomini che noi, specialmente in questo secolo, con magnifiche dicerie rettoriche predichiamo come esposti a continui pericoli, continui ed immensi disagi, bestie feroci, intemperie, fame, sete, come continuamente palpitanti e tremanti dalla paura, e tra perpetui patimenti ec. E credete a me che la considerazione detta di sopra è una perfetta soluzione del ridicolo problema che noi ci facciamo: come potevano mai vivere gli uomini in quello stato; come si poteva mai vivere avanti la tale o la tal altra invenzione».

Forse in un sussulto di orgoglio, in memoria della vecchia Rai che costruiva gli italiani, in questi giorni va in onda una serie su Leopardi, il più grande degli italiani. Dopo il Padre Dante. Il nostro caro Willi Münzenberg, da Twitter, ha scritto qualcosa in merito che bisogna leggere.

“Il 14 giugno del 1837 del maledetto calendario fatto adottare dagli anticristiani a Roma nel 1582, viene liquidato a Napoli il nuovo Dante, Giacomo Leopardi.

“Stava per salire in carrozza per andare alla Villa Carafa d’Andria Ferrigni, pregustando già future veglie campestri”.

Cosa ha scoperto, Giacomo, per cui gli anticristiani lo hanno agganciato a Firenze nel 1831, convincendoli ad andare a Napoli? Chi è questo Antonio Ranieri nelle cui braccia alle 21 spira Giacomo? Perculato pure col dialetto: “Addio Totonno, non veggo più luce”.

L’anticristiano Ranieri, politicante massone poi naturalmente deputato del regnetto Savoia 2 lo aggancia a Firenze, loro capitale, e lo fotte. Giacomo è ricchissimo. Sa che Napoli è la più bella città del mondo: luogo di incontro fra Roma e Atene nel Signore.

Sa che deve andare. Va a vivere a pochi metri da dove visse, come lui prima di essere liquidato – anche lui a soli 39 anni -, il più grande pittore della storia umana. Accomunati dal martirio donato ai Suoi eletti, Merisi e Leopardi hanno scoperto la stessa cosa.

Come Merisi, Leopardi ha compreso chi siano realmente gli “scienziati”. Meno di un secolo dopo, infatti, i russi che si ispirano alla “scienza” prima imbalsamano il corpo di Ul’janov. E poi lo mettono in una mostruosa ziqqurat babilonese. Stesso fine degli obelischi a Roma”.

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