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25 aprile: «Siamo nell’epoca del post-qualcosa». Emilio Gentile a Le Grand Continent

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In una lunga e pregevole conversazione con la rivista francese Le Grand Continent lo storico Emilio Gentile ha trattato del fascismo. Ecco alcuni passaggi salienti.

La “religione politica”

“(…) La religione politica, come io l’intendo, è la manifestazione di un fenomeno molto più ampio, quello che io chiamo sacralizzazione della politica, cioè dell’attribuzione alla politica di funzioni tipiche della religione, definire il senso e il fine della vita umana nella storia. Questo avviene attraverso l’elaborazione di miti e di rituali che sono già riscontrabili fin dal Settecento nelle rivoluzioni democratiche, prima in America con la nascita degli Stati Uniti, e soprattutto in Europa con la rivoluzione francese”.

“La sacralizzazione della politica si sviluppa poi con il nazionalismo e il socialismo, e si arriva infine alle religioni politiche dei totalitarismi. Io opero però una distinzione analitica tra la religione civile come si è manifestata nei paesi democratici, Stati Uniti e Francia, e la religione politica tipica dei regimi totalitari, i quali negano la coesistenza con movimenti e ideologie politiche antagoniste imponendo l’ideologia dogmatica ed esclusiva del partito unico”.

Il totalitarismo

“(…) Il totalitarismo nasce in un contesto particolare della storia europea, dopo la Prima guerra mondiale, ed è preceduto da fenomeni che contribuiscono alla sua formazione: l’affermazione dell’organizzazione delle masse, i partiti rivoluzionari, e soprattutto l’esperienza della mobilitazione totale durante la Grande guerra e le guerre civili da essa scaturite, come in Russia nel 1917 e in Italia dopo il 1919. Sono tutti aspetti nuovi, che appartengono all’epoca in cui cento anni fa, in Italia, fu coniato, da parte di alcuni antifascisti, questo nuovo aggettivo, totalitario, seguito poi dal sostantivo, totalitarismo”.

“Sono dunque contrario all’uso anacronistico dei concetti storiografici, anticipando addirittura il totalitarismo all’epoca faraonica o alla democrazia ateniese. Nel totalitarismo l’elemento fondamentale è un partito che pretende di identificarsi con la collettività e di avere il monopolio del potere. Questo elemento non si riscontra prima dell’epoca della nascita dei partiti di massa”.

Il “fascismo di pietra”

“Credo che (la sopravvivenza, ndr) si spieghi innanzitutto con la qualità estetica delle tracce architettoniche del fascismo, per tutti gli aspetti di originalità del suo eclettismo modernistico-classicistico, che erano carenti nell’architettura del nazismo, rigidamente fissata dal gusto estetico di Hitler. Inoltre, i principali e i migliori architetti, che lavorarono per il regime fascista, manifestando la loro adesione entusiastica, dopo il 1946 continuarono a realizzare opere imponenti e importanti, sconfessando l’adesione fascista, o giustificandola con il carattere tecnico, non ideologico, della loro attività al servizio del regime. Giustificazioni analoghe furono date da innumerevoli uomini di cultura, filosofi, giuristi, storici, scienziati, che durante il ventennio fascista ebbero cariche ed onori per la loro collaborazione a tutte le politiche del regime”.

Il post-fascismo

“(…) Il termine post-fascismo può essere sicuramente applicato a coloro che sono effettivamente post-fascisti, cioè ex neofascisti che si distaccano dalla matrice fascista. Ma che cosa significa? Oggi viviamo in un’epoca senza creatività nel linguaggio, si parla solo di post: post-modernismo, post-industriale, post-democratico; credo che sia un’epoca incapace di comprendere i fenomeni nuovi e, non sapendo come interpretarli, usa il prefisso “post”. Siamo l’epoca del post-qualcosa. Ma saremo sempre posteri di qualcosa, perché è la vita che è sempre postera”.

L’intervista completa: «Siamo nell’epoca del post-qualcosa», una conversazione con Emilio Gentile

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