Gianni Bonini è intervenuto ieri a Controradio parlando delle elezioni turche.
“Queste elezioni sono un referendum sulla NATO e su come stare nella NATO. La Turchia, fin dalla sua adesione, è stata il punto più avanzato. Nel 1962 al ritiro dei missili a Cuba ha corrisposto il ritiro dei missili in Turchia da parte di Kennedy. La Turchia ha un ruolo chiave nello scontro in atto. Erdoğan sta giocando partita molto difficile, stretto tra la crisi mediorientale, in particolar modo in Siria, e il conflitto in Ucraina che lo vede alternarsi a posizioni più filo-russe a posizioni più filo-atlantiche”. Per Bonini, il “processo di rapida modernizzazione della Turchia è andato di pari passo all’islamizzazione”.
Tornando sul piano storico, ha aggiunto: “Dopo essere stata il grande malato, su cui si concentravano le riflessioni e le mire di tanti paesi nell’Ottocento, la Turchia esce sconfitta dalla Prima guerra mondiale e ritrova una sua dimensione solo grazie a Mustafa Kemal. Oggi, il kemalismo trova una smentita nel processo di islamizzazione”.
Il dialogo tra Bonini e Somigli: Il Secolo Turco
Infine, un passaggio sull’urbanistica, così centrale nella visione di Erdoğan: “Istanbul ha tre aeroporti, si sta parlando di una megalopoli, con canali sotto il Bosforo: molte città italiane dovrebbero prenderne esempio. Scendendo all’aeroporto nella parte asiatica – ci vogliono due ore per arrivare nella vecchia Costantinopoli – si vedono i nuovi quartieri residenziali modernissimi aggregati intorno a una grande moschea. Queste elezioni verificheranno anche questo modello di gestione della società”.
Fonte: Chi dopo il sultano? Le elezioni presidenziali del 14 maggio e il futuro della Turchia
