Yemen in fiamme, Ucraina senza tregua. Con buona pace del “presidente della pace”… Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao“Presidente della pace”? Non proprio. In questi giorni la narrazione occidentale si concentra tutta sulla telefonata tra Trump e Putin sul cessate il fuoco in Ucraina, dandone peraltro interpretazioni a dir poco discutibili: se è pur vero che si sono raggiunti accordi circa lo scambio di prigionieri, la progressiva restaurazione dei rapporti diplomatici diretti tra Mosca e Washington e addirittura iniziative analoghe alla “diplomazia del ping pong” ma in versione hockey, il cessate il fuoco in questione riguarda un “mero” stop agli attacchi sulle reciproche infrastrutture energetiche tra Russia e Ucraina per un periodo di 30 giorni. Quelle logistiche e militari rimangono fuori e, infatti, continuano a venir colpite. Merita, inoltre, menzionare che Kiev è già venuta meno alla parola data dal suo stesso leader, dapprima tentando incursioni (respinte) in tre villaggi della regione di Belgorod, poi rispondendo al gesto russo dell’abbattimento dei propri stessi droni già diretti verso un complesso industriale a Nikolaev col bombardamento di un impianto di trasferimento di petrolio a Kavkazskaya, nell’oblast di Krasnodar, legato a un oleodotto internazionale peraltro parzialmente di proprietà di investitori americani. All’alba di stamattina, comunque, i russi hanno replicato attaccando la città di Kropyvnytskyi coi famigerati droni Geran-2, evidenziando tutte le precarietà di questi primi tentativi di accordo. Frattanto, comunque, la retorica sul “presidente che non ha mai scatenato guerre” crolla miseramente sul fronte yemenita, dove Trump ha guidato l’ennesima serie di bombardamenti angloamericani sulle aree controllate da Ansarallah come risposta alla ripresa del blocco navale ai danni delle navi americane e israeliane (ma non cinesi), minacciando ulteriori escalation nei confronti dell’Iran, alleato e sostenitore della milizia sciita al potere a Sana’a. Quest’ultima, comunque, non si è fatta intimorire e ha risposto con nuovi attacchi: colpita la USS Harry Truman, abbattuti altri due droni americani MQ-9 Reaper (portando a 16 il conteggio totale dal 2023) e prendendo di mira addirittura l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv con un missile Palestina-2. Israele intanto riprende i suoi attacchi contro Gaza, riconquistando metà del Corridoio di Netzarim, in una situazione che procede sempre di più verso l’inasprimento nella polveriera mediorientale. (JC)

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