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Uno storico innamorato. Dalla performance di Massimo T Mazza al Teatro del Ciliegio

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Monterotondo Marittimo, 28 apr. – C’era anche il ragazzo socialista al Teatro del Ciliegio ma non aveva indosso quella, iconica, casacca viola e i calzettoni che fanno copertina e che ti trasportano in un campo di giuoco che è comune a ogni giovinezza. Massimo T Mazza è – non basta affabulatore – faber di narrazioni. In 5 secondi smonta un prodotto pubblicitario come fosse un modellino. In lui c’è il sapore del racconto che ben si sposa con l’incedere del libro-vita di Bonini che, proprio in Maremma, ha tentato una terza via tra sviluppo e natura. Non in questo libro, però, magari nel terzo capitolo della saga ne sapremo di più. A Monterotondo Marittimo dove hanno la centrale Springfield e il giovane sindaco Giacomo Termine ne ha fatto un simbolo, da stigma che era. Gesto eretico. «Quell’uom dal fiero aspetto guardate sul cammino lo stocco ed il moschetto ha sempre a lui vicin». E agli Eretici hanno non il dito medio di Galileo ma un vino con Giordano Bruno e una foto che ha solleticato il Bonini de Il Manifesto. E il caffè vietnamita da noi definito subito “Caffè Ho Chi Minh”. Questa Monterotondo sembra proprio un miscuglio di Grosseto, Pisa e Livorno. Boracifero, eretico.

Le Biancane

Massimo T Mazza ha parlato così.

«Questo è un luogo dell’anima. Non è la solita bella Toscana, delle cose carine ma anche noiose, che sono di tutti e poi in verità di pochi. È un luogo dove si cerca di vivere, tra i soffioni e la Centrale Enel. Vedere un sindaco giovane che governa è già di per sé una notizia. Lo dico avendo condiviso la qualità dell’esperienza socialista di cui è stato protagonista Gianni. Al di là dei – presunti – nani e ballerine. È stata un’opera incredibile riuscire a mettere insieme persone che venivano da mondi profondamente diverse, da Il Manifesto al sindacato. Oltre che possederlo, quindi, questo libro va anche letto. Questo capita assai raramente. Le autobiografie quasi sempre sono false, non potrebbe essere altrimenti, e quasi sempre sono noiose. Questo libro si salva perché Bonini è uno storico e nell’analizzare la sua vita ci racconta, anche, un lungo periodo della storia del nostro Paese. Il racconto di Gianni che va per la prima volta a Roma evoca un ricordo: mio padre che mi porta a fare un viaggio sulla A1, non per andare da qualche parte ma semplicemente per vedere questa straordinaria infrastruttura che ci ha reso meno lontani. C’era un obiettivo descritto per l’Italia e una famiglia poteva viverne le bellezze. C’erano grandi ambizioni nel crescere, c’era una prospettiva di crescita ma c’era anche una coesione sociale. Essere giovani allora, senza il medium della tecnologia, voleva dire affrontare gli altri, anche con durezza, ma si rivelava un’esperienza. Di vita. C’è poi il calcio e in particolar modo ‘Uccellino’ Hamrin che ci racconta una bella Firenze, anche intima. Da storico innamorato Bonini ci aiuta a ripercorrere alcuni passaggi della sua vita che sono comuni a molti di noi».

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