Ginevra, 1° novembre – “Controllare la cerniera euroasiatica”: è, ancora, questo il cuore della strategia delle potenze marittime. Il Rimland, oggi come allora, rimane la faglia critica. Lo ha spiegato Guy Mettan, giornalista svizzero – ha ricoperto incarichi prestigiosi anche alla Tribune de Genève – e politico, durante una conferenza in francese alla Swiss UMEF University, ricollegandosi così alla grande tradizione del terra contro mare, inossidabile chiave di lettura. “Lo scontro si consuma intorno a due punti critici: Ucraina e Palestina”, ha aggiunto, paventando l’accensione di un terzo focolaio a Taiwan. “Il controllo dell’Ucraina – ha proseguito – è centrale per l’egemonia, mentre Israele rappresenta la punta avanzata in Medioriente”. “La guerra – ha rilevato Mettan – ha portato a interrompere quell’integrazione euro-asiatica che avrebbe potuto attentare al primato statunitense”. Per Mettan, l’ordine uscito dalla Seconda guerra mondiale, a guida statunitense, ha iniziato a erodersi “a partire dal 2001” e ha subito un contraccolpo pesante dopo la crisi del 2008: oggi è inesorabilmente in crisi, come dimostrano i BRICS, che uniscono “il più grande produttore di energia e il più grande consumatore”. Guy Mettan si è soffermato anche sul continente africano, dove “la dominazione occidentale era diventata insopportabile”, rilevando però che il primo freno alla crescita africana è dato “dall’assenza di una rete di infrastrutture affidabili”.
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