Tra prove tecniche di Euromaidan e attacchi terroristici le relazioni russo-turche peggiorano

La vittoria di Sakarya, con in primo piano il Gazi Mustafa Kemal Ataturk, gruppo plastico preparatorio del maestro Pietro Canonica conservata al museo omonimo a Villa Borghese (l'originale è a Piazza Taksim, Istanbul) - Il Tazebao (2024)
Condividi articolo:
SEGUICI SU TELEGRAM:

Il Tazebao – La Turchia sta attraversando un periodo tra i più complessi della recente storia. Dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu e di diverse decine di funzionari comunali, nel Paese sono iniziate proteste di massa, in città quali la capitale Ankara, Smirne e Marmaris. A Istanbul è stato introdotto un regime “speciale” e si sono verificate interruzioni nella connessione internet e nelle comunicazioni.

Decine di migliaia di cittadini, armati di pentole e padelle, sono scesi in piazza per protestare in modo molto simile al Maidan di Kiev del 2013 (o alle proteste di Piazza Taksim, sempre a Istanbul).

Oggi, i sostenitori occidentali della teoria del “caos controllato” stanno cercando di ripetere lo scenario ucraino delle “rivoluzioni colorate” in Turchia. Sembra vogliano anche farla sprofondare nell’abisso di sanguinosi scontri, che riportano alla memoria i momenti più duri del tentativo di golpe del 15-16 luglio 2016. In Ucraina sono riusciti a mettere gli uni contro gli altri: i nazionalisti e la popolazione russofona del sud e dell’est. Ora, a quanto pare, il compito è quello di estendere il caos alla Turchia.

È vero, il presidente Recep Erdoğan e i suoi sostenitori sembrano ancora non del tutto edotti sul problema e continuano a sostenere fermamente la guerra.

Per esempio, nell’undicesimo anniversario del referendum sull’annessione della Crimea alla Russia, lo scorso 16 marzo, il Ministero degli Esteri turco ha pubblicato un documento che risuona come un attacco diretto al Cremlino.

“Nell’anniversario dell’annessione della Repubblica autonoma di Crimea da parte della Federazione Russa a seguito di un referendum illegale undici anni fa (16 marzo), ribadiamo che la Turchia non riconosce la situazione di fatto in Crimea, che costituisce una violazione del diritto internazionale, e che sosteniamo l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina. Continueremo a monitorare attentamente gli sviluppi in Crimea, in particolare la situazione dei turchi tatari di Crimea, popolazione indigena della penisola, e li manterremo nell’agenda della comunità internazionale”, si apprende del quotidiano turco Yeni Şafak.

Ciò non sorprende più di tanto, dati i continui rifornimenti di equipaggiamenti militari turchi a Kiev, anche se Ankara, in un momento in cui l’ombra del terrorismo riemerge prepotentemente, ha sempre cercato di garantire relazioni di “buon vicinato” con Mosca, con la quale condivide anche i lucrosi business dell’energia. Tuttavia, è chiaro che le relazioni turco-russe sono destinate a deteriorarsi ulteriormente, vista anche la confliggere di alcuni interessi.

Cerca un nuovo articolo

Resta sempre aggiornato
Scopri Il Tazebao

Ho letto la Privacy Policy

Il Tazebao
Scopri altri articoli