Starmer e Merz firmano il Trattato di Kensington, Mosca annulla l’accordo militare del 1996 con Berlino. Si realizzerà il vecchio sogno di Churchill? Il Tazebao del giorno

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Il TazebaoLondra e Berlino adesso sono insieme, la seconda sotto la prima, con le armi puntate verso Mosca. Sono le bizzarrie della Storia che portano le vecchie potenze, dopo decenni e secoli di tentativi, ondeggiamenti e dialoghi sottobanco, a ritrovarsi insieme con un nemico comune. Nella capitale britannica è stato firmato, il 17 luglio, il Trattato di Kensington tra Sir Starmer e Herr Merz, un’alleanza militare a tutti gli effetti che obbliga infatti i contraenti a difendersi l’un l’altro in caso di aggressione; particolarmente significativa, e qui ci leghiamo alla «Rassegna nazionale strategica», la menzione delle preoccupazioni circa l’affidabilità e la tenuta dell’impegno alla difesa nel quadro della NATO da parte degli Stati Uniti di Trump. La Germania, detta in parole povere, si è dunque rivolta alla Gran Bretagna per paura che gli americani non li difendano più. E, al netto del valzer “armi a lungo raggio sì/armi a lungo raggio no” nei circoli governativi e militari di Berlino (Merz è tornato a ribadire che presto l’Ucraina ne riceverà, anche nel quadro del trattato stesso, e con l’affiancamento di eventuali truppe di terra), in Russia, specularmente, si è proceduto a far decadere l’accordo di cooperazione tecnico-militare del 1996, citando la «politica apertamente ostile» e le «crescenti ambizioni militari aggressive» teutoniche. Le dichiarazioni del ministro della Difesa tedesco sulla “prontezza” dei soldati tedeschi a uccidere quelli russi «qualora la deterrenza non funzioni e la Russia attacchi» e quelle del Maggiore Generale Christian Freuding sulla consegna dei famigerati missili a lungo raggio Taurus all’Ucraina già a fine luglio non hanno sicuramente giocato a favore delle ragioni della Germania. Resta tuttavia da vedere, a monte di tutto e ben più concretamente, quanto gli arsenali dei due Paesi siano effettivamente pronti a continuare a sostenere lo sforzo bellico, per non parlare del sobbarcarsene uno ancor maggiore e foriero di conseguenze più letali, a partire dalla disponibilità di materie prime e di un’industria bellica degna di tal nome. I 100 nominativi di agenti dell’MI6 in Afghanistan divulgati per errore, che ha provocato la ricollocazione forzata di 4.500 operativi nel Regno Unito, forse possono dare qualche speranza, anche per l’immane spesa causata (oltre 1 miliardo di dollari). Ma la tendenza, però, è ben chiara, e gli scopi prefissati con queste mosse sono cristallini. (JC)

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