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Siria, l’altra guerra (persa) di Israele

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Con questo primo pezzo, inizia a collaborare con il nostro Manifesto di critica una nuova penna.

Il Tazebao – Al giorno d’oggi, il tema “guerra in Medio Oriente” è prepotentemente entrato nei nostri mezzi di informazione; in particolare, oggi sentiamo quotidianamente parlare del genocidio che sta de facto avvenendo a Gaza e in Cisgiordania. Tuttavia, vi è un’altra guerra appena al di fuori dei confini “ufficiali” di Israele: si tratta della guerra civile siriana, conflitto in cui malgrado Israele si sia ufficialmente proclamata come “neutrale” è in realtà coinvolta in diversi modi.

Da fine gennaio 2013 ad oggi Israele ha lanciato la cosiddetta “Operation Chess”: una serie di attacchi, per lo più aerei e missilistici aventi come obiettivo i proxy actors (attori per procura) iraniani, come Hezbollah. Tuttavia, questa specie di guerra per procura ha poi finito per trasformarsi in una guerra semi-diretta nel 2018.

Israele ha, infatti, una grossa sensibilità verso ciò che accade in Siria, poiché ha un confine con la Siria di 1.800 kilometri quadrati, le alture del Golan, sottratte alla Siria nel 1967 a seguito della guerra dei sei giorni e annesse ufficialmente nel 1981. Tuttavia, analizzando i risvolti sul piano strategico che le operazioni israeliane in Siria hanno avuto nel decennio dal 2013 fino al 7 ottobre 2023 va evidenziato che Israele ha ottenuto risultati per nulla soddisfacenti.

Malgrado le minacce di rovesciare il regime siriano, infatti, Assad resiste ed è un problema per Israele: essendo strettamente alleato con la Russia e soprattutto con l’Iran, permette de facto a quest’ultimo di arrivare ai confini di Israele sia via terra sia tramite un ponte aereo, attraverso l’Iraq, fino in Libano attraversando la Siria dove i Pasdaran godono di sempre maggiore importanza, specialmente in ambito militare, dato il loro ruolo nel ricostruire le forze armate siriane.

La Siria si riconferma, inoltre, cruciale per Teheran poiché da questa possono fornire armi alla resistenza palestinese attraverso la Giordania. Tuttavia, malgrado la minaccia per l’entità sionista sia in aumento, né l’opinione pubblica israeliana né la sua classe politica sono preoccupati per quella che è de facto una sconfitta in Siria.

Questo per via dei successi tattici a breve termine avuti dalle forze israeliane che, tramite attacchi aerei, hanno impedito all’Iran di usare la Siria in fase offensiva come loro testa di ponte. Ma i successi a breve termine ottenuti dalle forze israeliane contrastano con i più gravi rischi nel lungo termine.

Come già accennato, il governo di Assad sopravvive e questo fa sì che lo Stato persiano eserciti sulla Siria anche un potere militare. Questa situazione potrebbe in futuro far portare a termine il piano ideato dal defunto generale Qassem Soleimani di circondare Israele con una serie di basi dotate di arsenali missilistici, droni, batterie antiaeree e fortificazioni, realizzando così una strategia di lento strangolamento nei confronti di Israele.

Questo scenario sarebbe quello più disastroso per l’entità sionista, non solo poichè come appurato durante il 7 ottobre e non solo, un breve ma massiccio attacco missilistico su Israele potrebbe saturare e quindi vanificare anche il famigerato sistema Iron Dome, ma anche perchè la dottrina militare di Israele predilige una vittoria rapida contro il nemico, rendendo di conseguenza Israele impreparata ad una guerra di logoramento.

Dal 7 ottobre lo scenario siriano è però in mutamento. Gli attacchi da parte di Israele sul territorio siriano sono aumentati sia per intensità che per frequenza, tra questi l’attacco più famoso è stato quello al consolato iraniano a Damasco avvenuto lunedì 1 aprile 2024. Tuttavia, la consapevolezza che nelle condizioni attuali la Siria non è assolutamente in grado di avviare rappresaglie contro i sionisti e che il futuro della Siria diventa sempre più incerto con l’avvicinarsi di Israele e Iran verso il conflitto aperto, ha fatto sì il Governo siriano ha adottato una retorica molto dura a cui però sono seguite azioni moderate.

Solo in futuro, con l’evolversi della situazione tra Israele ed Iran sapremo meglio che futuro attende la Siria, sperando che i popoli della Siria e della Palestina che ormai da troppo tempo stanno convivendo con la guerra possano vivere in pace nella loro terra al più presto.

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