Serpeggiano ancora tensioni tra India e Pakistan: poco risolutivi i superficiali cessate il fuoco di Trump… Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – L’ennesimo attentato terroristico ha riportato memorie e paure al recente conflitto di maggio. Dopo settimane di minacce reciproche, soprattutto da parte indiana («L’Operazione Sindur non è ancora finita», hanno ricordato pubblicamente sia il Primo ministro Narendra Modi che, più tardi, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Anil Chauhan), stavolta è toccato a Nuova Delhi difendersi dall’accusa di aver patrocinato un attentato terroristico in Pakistan. Si è trattato, il 28 giugno, di un attentatore suicida che si è avventato con un veicolo contro un convoglio militare nella provincia del Waziristan Settentrionale, provocando la morte di 13 persone e il ferimento di altre 29, tra cui dieci militari e diciannove civili. Sebbene l’organo ufficiale delle forze armate pakistane abbia subito puntato il dito contro «lo Stato terrorista dell’India» accusandolo di aver sostenuto l’attacco (evidente è l’ostilità per il sostegno indiano all’indipendenza del Belucistan), questi ha proclamato la propria innocenza, sostenuto tra l’altro da rapporti precedenti in cui è apertamente emerso che a rivendicare l’azione sono stati i talebani pakistani del gruppo di Hafiz Gul Bahadur affiliato ai Tehreek-e-Taliban Pakistan, filo-afghani. Kabul, a sua volta, nega ogni coinvolgimento, ma le recenti schermaglie tra questi ultimi due Paesi fanno capire che i rapporti sono tutt’altro che cristallini e sicuramente non improntati a un qualsivoglia miglioramento, perlomeno nel breve periodo. (JC)

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