Il Tazebao – Non sempre le posizioni sono nette, chiare e delineate, come vorrebbero i giocatori di ruolo in azione (in gergo anglofono detti larper, da LARP: Live Action Role Play) della geopolitica a tempo perso. Il conflitto su larga scala riesploso e ampliatosi da circa un mese tra la Repubblica Democratica del Congo e le milizie di M23, che hanno già occupato le grandi città di Goma e Bukavu non senza ritorsioni contro i civili e persino contro le truppe di mantenimento della pace, è praticamente diventato una “guerra fredda” col Ruanda, che Kinshasa accusa quasi quotidianamente di sostenere i ribelli con le sue truppe, accusa continuamente negata dal governo di Kagame che incolpa, invece, l’incapacità dei congolesi di gestire i propri confini e la propria situazione interna, pur sostenendo politicamente gli insorti, e specificando che l’unico movimento di truppe ruandesi nell’area è stato solo per proteggere il proprio confine, dalla propria parte, in nome dei propri interessi di sicurezza. La maggior parte dei Paesi espressisi al riguardo, compresa l’Unione Africana che ha messo in guardia sul pericolo della “balcanizzazione del Paese”, ha però sostenuto la versione della RD del Congo ed esorta al cessate il fuoco. Già l’anno scorso vi erano state tensioni tra Stati Uniti e Ruanda sul sostegno a M23; adesso la seconda ha anticipato le minacce belghe ed è passata dalle parole ai fatti, rompendo per prima l’accordo di cooperazione quinquennale in vigore col Belgio con le stesse motivazioni delle “ingerenze nel regno nella questione” e per la sua condanna del Ruanda, accusandolo di aver «condotto una campagna aggressiva assieme alla RDC volta a sabotare l’accesso del Ruanda alle finanze per lo sviluppo, anche nelle istituzioni multilaterali» e sostenendo che «non vi è più una base sana per la cooperazione nello sviluppo col Belgio». Il ministro degli Esteri belga Maxime Prevot ha detto in risposta che Bruxelles sta già riconsiderando tutto il programma bilaterale col Ruanda a causa della «violazione dell’integrità territoriale» della RDC. Intanto, pare che alcune truppe realmente presenti sul territorio congolese, ma per combattere assieme al governo, come quelle del Burundi, stiano per lasciarlo: secondo la Reuters e fonti militari interne, due fonti dell’ONU e un diplomatico africano, i soldati sarebbero tornati a casa. Un portavoce dell’esercito burundese ha però smentito la notizia. Tale è il caos nel puzzle africano al momento attuale. (JC)
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