Il Tazebao – Nella giornata di ieri sono rimbalzate in tutto il mondo le immagini dell’offensiva del gruppo ribelle M-23 (“Movimento 23 Marzo”) al confine tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, motivata dalle “politiche genocide” perseguite da quest’ultimo nei confronti della minoranza Tutsi, dopo una battaglia di tre mesi. “Contagiata” dalla contesa ruandese dopo la fuga di molti civili delle due etnie dal Ruanda dopo il 1994, la RD del Congo accusa quest’ultima di sostenere attivamente, in logistica e armi, l’M-23, accusa che Kigali respinge al mittente. Frattanto, le truppe di Kinshasa hanno lanciato un attacco sulla città ruandese di Gisenyi al confine, mentre i ribelli filoruandesi dicono di aver occupato la vicinissima città di Goma (nonostante conti un milione di abitanti, la situazione è incerta perché non filtrano comunicazioni e le connessioni sono intermittenti). Gli scontri, per ora, si concentrano sul limitare tra i due Paesi, sebbene M-23 dichiari quale suo obiettivo la presa di Kinshasa, per concludere, dalla loro prospettiva, una guerra che si trascina da ormai 27 anni: questa, infatti, ha tutti i prodromi per diventare la Terza guerra congolese, dopo quelle del 1996-97 (che portò alla caduta del regime di Mobutu) e del 1998-2002 (definita anche Grande Guerra Africana, costata 5.400.000 vite, la più sanguinosa dalla Seconda guerra mondiale). I manifestanti nella RD del Congo, intanto, nelle proteste contro l’invasione hanno attaccato anche le ambasciate di Francia e Stati Uniti. Le relazioni tra Kinshasa e Kigali, com’è ovvio, sono state rotte. (JC)

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