Il Tazebao – Terminati i discorsi del vertice di Doha, qualcuno evidentemente sente la necessità di fare qualcosa di più. È così che l’altro ieri, tramite la Reuters, si è diffusa nel mondo la notizia della firma di un accordo di difesa reciproca tra Pakistan e Arabia Saudita, che rafforza il pluriennale partenariato già in vigore tra i due Paesi in termini di sicurezza, stipulando però apertamente che in caso di aggressione contro uno dei due, l’altro è tenuto a intervenire militarmente a supporto, considerando l’eventuale attacco come rivolto contro entrambi. Nel testo si parla persino della probabilità, «in caso di estrema necessità», dell’impiego delle armi atomiche: una clausola rivolta specificamente al Pakistan nonostante nel 2016 girò voce che anche Riad fosse giunta a dotarsene. Un patto, tuttavia, che pur volendo idealmente mettere al riparo l’Arabia Saudita dalla ripetizione sul suo territorio di quanto avvenuto in Qatar ad opera di Israele, non scontenta solo quest’ultimo e gli Stati Uniti, ma mette in guardia anche India, Iran e Yemen, i primi due sullo sfondo dei passati scontri d’artiglieria col Pakistan, il terzo ancora alle prese con l’occupazione saudita di due terzi del suo territorio (pur se costituiti in prevalenza da aree desertiche), che non di rado ha cercato di “ricacciare” con attacchi entro i confini dell’invasore. L’unica potenza che potrebbe beneficiarne potrebbe ipoteticamente essere la Turchia, che gode di buoni rapporti col Pakistan, mentre stanno migliorando quelli con l’Arabia Saudita. Ancor più concretamente in ambito militare, proprio lo Yemen ha invece lanciato vari droni su Israele, uno dei quali ha oltrepassato le difese aeree, colpendo il Jacob Hotel a Eilat, dodici giorni dopo che un altro aveva centrato l’aeroporto di Ramon nella stessa città. (JC)
