Il Tazebao – Ogni giorno le contraddizioni interne alla Siria post-2024 si acuiscono, creandosene parallelamente di nuove. La scorsa settimana sono stati riportati altri scontri tra HTS e le milizie tribali libanesi nelle aree di confine di Qasr, mentre a Qardaha, vicino Latakia, sono esplose proteste contro il nuovo regime, che a Masyaf ha condotto due raid rapendo civili. A Barzah, vicino Damasco, due membri di HTS sono stati uccisi da ex forze dell’Esercito Arabo Siriano e altri due hanno perso la vita in un assalto ad opera di uomini armati non identificati a Salhab, vicino Hama. In un contesto in cui il possesso formale del potere non indica affatto né stabilità né sicurezza per i suoi stessi uomini, Damasco si trova ad affrontare la contraddizione israeliana: se da una parte è forte il desiderio di Al-Sharaa di riappacificarsi con lo Stato ebraico e l’Occidente, la situazione al sud è disastrosa. Il 26 febbraio e il 3 marzo, le forze di Tel Aviv hanno ripreso le operazioni offensive e catturato i villaggi di Bakkar e Naseriyah nella provincia di Quneitra, dove sempre più partecipate sono le proteste contro l’occupazione. Kiswah, Harah e Izraa, nelle vicinanze, sono state bombardate, ufficialmente, per la distruzione di depositi di armi. Israele, però, non si limita ad azioni dirette: le forze secessioniste druse sono sempre più ai ferri corti col potere centrale e, sostenute da Tel Aviv, hanno iniziato a scontrarvisi direttamente. Se è fallito il loro tentativo di presa di Jaramana, nei pressi della capitale, tuttavia procede a pieno ritmo la costruzione delle loro istituzioni autonome e separate. La ventilata possibilità di ritiro dei turchi da Idlib, in tutto ciò, non rappresenterebbe per forza una notizia positiva per Al-Sharaa. Semmai, aree problematiche in più da gestire. (JC)

Le armi spuntate del pacifismo
Il Tazebao – Il pacifismo, in questa fase, è quanto di peggio. Il vuoto nelle piazze dissenzienti ne è testimone