Il Tazebao – La guerra scatenata da Israele contro i civili continua ad allargarsi…contro altri civili. Sempre più impotente sui campi di battaglia, senza esser riuscito a distruggere non solo Hamas e Hezbollah (nonostante gli omicidi di diversi loro comandanti), ma neanche i gruppi minori della resistenza palestinese e neppure uno solo tra i principali dirigenti degli Ansarallah yemeniti, l’attenzione dei missili di Tel Aviv si è rivolta contro il centro abitato della città di Mansouri, nel sud del Libano, dove sono state ferite 9 persone tra cui 2 bambini; quella delle sue truppe di occupazione a Jenin ha invece preso di mira, fortunatamente in senso solo figurato, una delegazione di diplomatici stranieri composta dai rappresentanti di Regno Unito, Canada, Spagna, Francia, Italia e Portogallo, oltre che di vari Paesi arabi, cui è stato rivolto del fuoco d’avvertimento perché, a detta dei militari, erano «entrati in un’area dall’accesso proibito». Oltre alla convocazione degli ambasciatori nelle rispettive capitali europee coinvolte, il clima anti-israeliano continua a inasprirsi: testimonianza di ciò è l’uccisione di due funzionari dell’ambasciata israeliana negli Stati Uniti a Washington, in prossimità del Museo Ebraico, a colpi di arma da fuoco. Nonostante non si sappia nulla dell’identità dell’assalitore, pronte e scontate sono state le grida all’«antisemitismo» da parte del mainstream e c’è chi addirittura gli imputerebbe di aver prima gridato: «Palestina libera!», nell’ovvio intento di criminalizzare “per sineddoche” il sostegno a quest’ultima e chi ne è fautore. Se però è più semplice innescare questo meccanismo verso associazioni e movimenti popolari, più difficile è farlo verso Stati e organismi internazionali: già il 16 maggio una dichiarazione europea firmata da Slovenia, Norvegia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Spagna ha denunciato la crisi umanitaria creata dalle azioni israeliane nella Striscia di Gaza e messo in luce il rischio di carestia a stretto giro; si parla di giorni o settimane. Il vertice della Lega Araba svoltosi a Baghdad l’indomani ha visto, nell’ottica del dibattito della questione palestinese (definita il perno del mondo arabo), sudanese, libanese, libica e yemenita, la condanna unanime delle misure e delle azioni rivolte contro i palestinesi; altrettanto unanimemente è stata ribadita la posizione a sostegno dei due Stati, con quello palestinese da insediarsi nei confini del 1967 e con Gerusalemme Orientale quale capitale. (JC)

La cristianità è sotto attacco in Armenia: frattura insanabile tra la Chiesa Apostolica e il regime di Yerevan. Il Tazebao del giorno
Il Tazebao – Torna prepotentemente e ripetutamente sotto i riflettori l’Armenia, e per ragioni sempre più deplorevoli. Dalla sconfitta nella