“Parole, parole, parole”. Il peso delle parole non vale quello delle azioni che innescano…

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Ancora una volta, la rivalità regionale tra Iran e Arabia Saudita si misura in un altro piccolo grande stato come il Libano. Le parole del Ministro Libanese dell’Informazione, apparentemente una condanna nei confronti dell’Arabia Saudita per la guerra in Yemen, esternazione fatta prima dell’incarico di ministro, hanno urtato non poco la sensibilità del Regno, che, in risposta, ha richiamato il proprio ambasciatore e invitato l’ambasciatore libanese al rientro in patria. Ma MBS si è spinto oltre: ha vietato qualsiasi importazione dal Libano togliendo al paese una boccata vitale di ossigeno per l’economia, un’economia già al collasso. Il deteriorarsi dei rapporti tra Beirut e i paesi del Golfo non fa sperare in nulla di buono, come d’altronde la crescente influenza iraniana tramite le sue proxies.  Lo scontro tra titani si consuma e consuma paesi più piccoli della regione, costretti a scegliere in quale sfera di influenza rientrare per sopravvivere.

Sulla faccenda, abbiamo chiesto chiarimenti all’analista Ali Bakır, esperto di faccende del Golfo, nonché professore assistente di ricerca presso l’Ibn Khaldon Center for Humanities and Social Sciences dell’Università del Qatar.

Qual è il pretesto saudita che ha permesso a MBS di richiamare l’ambasciatore Walid bin Abdullah Bukhari da Beirut? Dipende davvero dalla dichiarazione fatta in passato dal ministro dell’informazione libanese, o sono coinvolte anche le elezioni irachene?

“La decisione dell’Arabia Saudita di ritirare il suo ambasciatore da Beirut, dichiarare l’ambasciatore libanese a Riyadh “persona non grata”, e bloccare le esportazioni libanesi nel Regno non è direttamente legata alla dichiarazione del Ministro dell’Informazione libanese. La questione bolle in pentola da un po’ di tempo. Si tratta piuttosto della dualità del governo libanese e della strategia “lead from behind” di Hezbollah, che permette al partito filo-iraniano di sferrare tutti i colpi, ma lo protegge da ogni responsabilità, soprattutto quando si tratta delle attività regionali di Hezbollah contro gli interessi di Riyadh, anche in Siria e Yemen. Non dobbiamo dimenticare che l’anno scorso, il Tribunale Speciale per il Libano (STL) ha condannato il membro di Hezbollah Salim Jamil Ayyash per la sua parte nell’assassinio dell’ex primo ministro del Libano Rafik Hariri. Hariri, il padre, era vicino all’Arabia Saudita. Infatti, aveva anche cittadinanza saudita. Nonostante il ruolo centrale di Hezbollah in questa operazione, il partito ha rifiutato di estradare Ayyash. In questo senso, la dichiarazione del Ministro dell’Informazione libanese George Kordahi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

Possiamo dire che ancora una volta la rivalità regionale tra le due potenze, Arabia Saudita e Iran, ha prevalso? Il campo di battaglia si sta spostando dallo Yemen al Libano?

“La rivalità regionale è sempre presente. Non deve spostarsi. Si possono fare paralleli allo stesso tempo. Si può collegare la decisione saudita di fare pressione sul Libano con i crescenti attacchi degli Houthis in Yemen contro l’Arabia Saudita, recentemente, nonostante il dialogo saudita-iraniano in Iraq. Gli iraniani potrebbero facilmente inviare messaggi positivi de-escludendo lo Yemen, eppure hanno preferito usare lo Yemen per fare pressione su Riyadh nei negoziati. Questo non finirà bene. Un’indicazione importante è l’attuale crisi del Libano con l’Arabia Saudita”.

Il Libano, ora più che mai, ha bisogno di aiuti finanziari dall’estero e l’Arabia Saudita ha aiutato il paese subito dopo l’esplosione del porto. L’Arabia Saudita era il più grande mercato per i prodotti libanesi, ma ora le importazioni libanesi sono vietate dai sauditi. Le rotte aeree sono state interrotte.  Altri stati della regione, gli Emirati e il Kuwait, hanno seguito l’esempio saudita… Quale futuro vede per il Libano?

“Il Libano ha urgente bisogno di aiuto. Nonostante sia da tempo sotto l’influenza iraniana, soffra di profonda corruzione, il suo sistema sia disfunzionante, sia usato da Hezbollah come piattaforma per il suo coinvolgimento nei teatri regionali, i paesi inclusa l’Arabia Saudita sono stati disposti ad aiutare e sostenere il Libano politicamente ed economicamente. Credo che il Libano sia più grande di un ministro. Se vogliono risolvere il problema e concentrarsi sulle loro priorità, piuttosto che scatenare risse con altri paesi o essere presi nel mezzo di una lotta tra due attori regionali, allora sanno cosa devono fare. Anche i sauditi dovrebbero essere più flessibili nel trattare con il Libano. Purtroppo, la situazione del Libano è cronica, e non ci saranno soluzioni facili per i suoi problemi finché continueranno sulla stessa strada”.  

English version

What is the Saudi pretext that allowed MBS to recall Ambassador Walid bin Abdullah Bukhari from Beirut? Does it really depend on the statement made in the past by the Lebanese Minister of Information, or are the Iraqi elections also involved?

“The decision of Saudi Arabia to withdraw its ambassador from Beirut, declare the Lebanese ambassador to Riyadh “persona non grata”, and block the Lebanese exports to the Kingdom is not directly tied to the statement of the Lebanese information minister. The issue has been boiling up for some time. It is more about the duality of the Lebanese government and the lead from behind strategy of Hezbollah which enables the pro-Iran party to call all the shots but shield him from bearing any responsibilities too especially when it comes to Hezbollah’s regional activities against the interests of Riyadh including in Syria and Yemen. We should not forget that last year, the Special Tribunal for Lebanon (STL) convicted Hezbollah member Salim Jamil Ayyash for his part in the assassination of former Prime minister of Lebanon Rafik Hariri. Hariri, the father, was close to Saudi Arabia. In fact, he had a Saudi Citizen too. Despite the central role of Hezbollah in this operation, the party refused to extradite Ayyash. In this sense, the statement of Lebanon’s Information Minister George Kordahi was the straw that broke the camel’s back”.

Can we say that once again the regional rivalry between the two powers, Saudi Arabia and Iran, has prevailed? Is the battlefield shifting from Yemen to Lebanon?

“The regional rivalry is always there. It does not have to shift. Parallel theatres can be run at the same time. One can link the Saudi decision to pressure Lebanon with the increasing attacks of the Houthis in Yemen on Saudi Arabia recently despite the Saudi-Iranian dialogue in Iraq. The Iranians could easily send positive messages by de-escalating in Yemen, yet they preferred to use Yemen to pressure Riyadh in the negotiations. This will not end well. One major indication is the current Lebanon crisis with Saudi Arabia”.

Lebanon, now more than ever, needs financial aid from abroad and Saudi Arabia helped the country immediately after the port explosion. Saudi Arabia used to be the biggest market for Lebanese products, but now Lebanese imports are banned by the Saudis. Air routes have been disrupted.  Other states in the region, the Emirates and Kuwait, have followed the Saudi example… What future do you see for Lebanon?

“Lebanon is in urgent need of help. Despite being under the Iranian influence for some time, is suffering from deep corruption, being dysfunctional, and being used by Hezbollah as a platform for its involvement in regional theatres, the Arabs including Saudi Arabia have been willing to help and support Lebanon politically and economically. I believe Lebanon is bigger than one minister. If they want to solve the problem and focus on their priorities rather than picking up fights with other countries or being caught in the middle of a fight between two regional players, then they know what they must do. The Saudis also should be more flexible while dealing with Lebanon. Unfortunately, Lebanon’s situation is chronic, and there will be no easy solutions for its problems if they continue the same path”.  

Il precedente dialogo con Ali Bakır: Firenze – Qatar – Ankara. A colloquio con il Professor Ali Bakır – Il Tazebao


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