Orizzonti (Pan)turanici

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L’approfondimento di Andrea Marcigliano sull’Ungheria di Orbán precedentemente uscito su Electo Magazine.

Electo MagazineViktor Orbán non è, come si cerca oggi di farlo passare sui nostri media, il “Pierino” dell’Unione Europea. Il bastian contrario. Lo sciovinista. Magari anche razzista e un po’ fascio…È, al contrario, un leader politico con una chiara visione degli interessi del suo paese, l’Ungheria. E non digiuno di storia e geopolitica.

Così si muove con un forte senso della realtà delle cose. E manifesta una indipendenza di giudizio e di scelte che, nel resto d’Europa sembrano un miraggio. Soprattutto a Roma e dintorni.

Certo, la sua posizione non è comoda. Né facili le sue scelte. Fa parte della UE e della NATO. Ma è essenziale, per la prosperità e sicurezza dell’Ungheria, continuare a mantenere saldo il rapporto, economico e non solo, con la Russia.

Troppo piccola, però, l’Ungheria per poter giocare in proprio. Senza finire fagocitata da uno dei due colossi in campo. E così, Orbán cerca alleanze. Amici con i quali tessere una strategia di politica internazionale comune.

Difficile, però, trovarli in ambito Ue. Le capriole della Meloni, ieri sovranista oggi totalmente appiattita su Washington, lo hanno fatto chiaramente intendere.

E così l’ottimo Viktor ha approfittato dei mondiali di atletica di Budapest – che si stanno svolgendo in questi giorni – per invitare ben 15 leader di paesi balcanici ed asiatici. Paesi che si muovono in una dimensione che potremmo definire, di non allineati. Una sorta di zona grigia, con molte sfumature, tra il bianco e il nero dei contendenti.

Serbia, Qatar, Azerbaigian, Kirghizistan, Uzbekistan, e altri ancora. Soprattutto, però, la Turchia. E proprio con Erdogan, Orbán ha avuto un, lungo, incontro a porte chiuse.

Cosa si siano detti non è dato saperlo. E non è mia intenzione azzardare ipotesi. Anche se risulta evidente che, fatte le debite proporzioni, la posizione di Ungheria e quella della Turchia sono sostanzialmente simili. Entrambe parte della NATO, entrambe però non disposte a seguire ciecamente Washington sulla china della guerra totale a Mosca. E, quindi, in cerca di una posizione… terza.

Che richiede, però, forza. Peso, economico e politico, internazionale. Di qui le relazioni con i paesi dell’Asia Centrale, del Caucaso, della Penisola Arabica. Ed anche, importante notarlo, con la Serbia. Il più stretto alleato della Russia nei Balcani.

Potremmo dire che la scommessa di Orbán si fonda su un disegno “pan-turanico”. Ovvero su una grande alleanza delle genti e dei popoli che hanno le loro, mitiche, origini nel Turan. La terra esterna, secondo una visione che nasce nell’antico mondo iranico. La Terra da cui sono venuti Sciti, Sarmati, Unni, Peceneghi, Turchi, Kirghisi, Kazaki, Azeri… e, appunto, Magiari.

Un misto di genti, turche, iraniche, ugro-finniche… un calderone ribollente da cui sono sorti impero delle steppe e regni da Mille e una Notte. Uno snodo tra l’Oriente e l’Occidente, che trascolora dalla storia al mito. Ne parla già l’Avesta. E il racconto più suggestivo è quello che ritroviamo nello Shahnameh, il Libro dei Re, di Firdusi il Paradisiaco. E ancora nella saga di Conan, di quel visionario di Howard, riecheggia il leggendario Turan.

Ma il Turan, o meglio il pan-turanismo è anche una, precisa, lettura della geopolitica. O, se vogliamo, una ideologia… una delle, grandi, Pan-idee di cui parla Karl Hausofer. Accanto a pan-germanesimo e pan-slavismo. Il sogno dell’Unione di tutti i popoli turcofoni, mongoli, ugrofinnici che nella sua versione più ristretta diventa il pan-turchismo. In quella più estesa viene a comprendere coreani e giapponesi.

Oggi dimenticato in Europa, il sogno turanico vive ancora in Turchia. E sembra avere una qualche influenza sulla politica estera di Erdogan.

Ma non va dimenticato che, forse, il primo teorico del pan-turanismo è stato l’ungherese, di origini ebraiche, Ármin Vámbéry, linguista, filosofo, e avventuroso viaggiatore. Sul quale molto si dovrebbe dire, e scrivere.

Comunque, dalla seconda metà dell’800, vi è questa pan-idea di un mondo turanico, incuneato fra Oriente ed Occidente. Vicino ai popoli slavi, e, al contempo, a quelli germanici.

Probabilmente Orbán ed Erdogan hanno parlato di tutt’altro nel loro incontro a porte chiuse. Tuttavia sono uomini con una memoria storica, e culturale, ben definita. E, probabilmente, tra loro aleggiava lo spirito, o lo spettro, del sogno turanico.

Che potrebbe ispirare una strategia alternativa, in un momento come questo di… scelte difficili.

Fonte: Orizzonti (Pan) turanici

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