Nuove leve, vecchie maniere: nel mondo in trasformazione multipolare, Roma educa le nuove generazioni all’occidente-centrismo. Il Tazebao del giorno

Condividi articolo:
SEGUICI SU TELEGRAM:

Il Tazebao – Molto scalpore hanno fatto, soprattutto in Toscana, le «Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione 2025», che soppiantano quelle del 2012 e hanno subito trovato ferma opposizione da parte delle associazioni dei docenti per il loro contenuto giudicato classista, elitario, retrogrado e smaccatamente filo-occidentale. In esse, stando a quanto emerge dal Corriere Fiorentino, si pone la questione dell’inclusione come affine a una mera assimilazione di ogni diversità in un clima competitivo e fedele ai tipici concetti capitalistico del “talento innato” e della “predestinazione” individuale, indottrinando le nuove generazioni al culto dell’Occidente, sotto la falsissima tesi colonialista per cui «solo l’Occidente conosce la Storia» (a titolo di esempio, è stato fatto giustamente notare come, in base a questo principio, saremmo ancora fermi ai soli numeri romani), che riecheggia le infelici metafore di matrice UE-NATO sul «giardino felice» e sulla presenza «nel menu» di chi non è seduto al tavolo. Linee guida adottate, contrariamente a quelle del 2012, senza alcun seminario introduttivo, senza alcuno studioconfronto con le realtà didattiche, ma con una farsesca parvenza di libertà di espressione (estremamente limitata nei modi e nei tempi) e priva di una reale e capillare informazione. Il tutto mentre fuori dallo Stivale il mondo cambia, si evolve e progredisce, peraltro con l’Occidente sempre più diviso e sempre meno al centro del discorso geopolitico, economico e finanziario: notizia dell’ultima ora, l’Algeria ha completato la sua adesione alla banca dei BRICS e ne è diventata membro a pieno titolo. (JC)

Cerca un nuovo articolo

Resta sempre aggiornato
Scopri Il Tazebao

Ho letto la Privacy Policy

Il Tazebao
Scopri altri articoli
Sono stati uccisi da Israele

Non era un covo di miliziani né un deposito, ma i cristiani in Medio Oriente sono abituati ai lutti, e