Il Tazebao ha dedicato grande attenzione alla Corea del Nord, spesso marginale nei nostri media o troppo banalizzata. Sono gli aspetti culturali, spesso, a raccontare di un popolo molto più di tante trattazioni. Oggi analizziamo la Corea del Nord grazie al suo “NK-Pop”.
Nel mondo occidentale la cultura coreana (nelle vesti della Corea del Sud) è comunemente associata all’enorme successo di Gangnam Style di PSY quasi un decennio fa, piuttosto che a gruppi non meno conosciuti come le Blackpink o i BTS, ultimamente spesso in radio col loro brano Dynamite, e alle rassegne cinematografiche annuali del Korea Film Fest.
Per contro, riguardo alla Corea del Nord, la narrazione mediatica a reti unificate ci mostra unicamente immagini di parate, esercitazioni militari, lanci di missili di varie dimensioni, cortei di massa dagli slogan agguerriti lanciati con voce e movimenti unanimi, sullo sfondo di possenti canzoni militari del tipo di quelle dell’Armata Rossa sovietica ai tempi della Grande Guerra Patriottica. Beninteso, questo è un aspetto reale della società nordcoreana, e le posture belliche sono state il principale biglietto da visita della RPD di Corea per molti anni e soprattutto nel 2017, quando più acute erano le tensioni con gli Stati Uniti dell’allora neo-eletto presidente Trump e Pyongyang mise in orbita con successo l’ICBM Hwasong-15, in grado potenzialmente di colpire ogni punto sul territorio degli USA. Ciò che in questa sede si intende mostrare è come il volto militaresco non sia l’unico e neppure il principale della Repubblica Popolare Democratica di Corea, che ha sempre ribadito l’assoluto carattere difensivo della sua edificazione delle forze armate e nucleari.
Anche a nord del 38° parallelo, infatti, esiste una consolidata tradizione della musica pop. Vanno però anzitutto chiarite le sostanziali differenze del concetto di “musica pop” in Corea del Nord e in Occidente. Vale qui la pena di richiamarsi a quanto scritto un trentennio fa da Kim Jong Il (1942-2011), predecessore nonché padre dell’attuale “Dirigente supremo” Kim Jong Un, nel suo trattato “L’arte musicale”, pubblicato il 17 luglio 1991:
«Per conseguire uno sviluppo sano della musica di massa, dobbiamo impedire la penetrazione della corrotta “musica pop” divulgata dagli imperialisti e non ammettere alcun elemento, per quanto insignificante, che alimenti edonismo depravato e volgare e gusti eccentrici e degenerati. Solo in questo modo sarà possibile creare un’eccelsa musica di massa, al passo con le aspirazioni e i sentimenti delle masse popolari e capace di far avanzare l’epoca». (Opere scelte, vol. 11, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2006, pag. 377 ed. ing.)
La stagione di quello che potremmo chiamare “NK-Pop” (abbreviazione di “North Korean pop” ripresa dal più celebre “Korean Pop” o K-Pop) inizia al principio degli anni ’80, e precisamente nel 1983, allorquando proprio per iniziativa di Kim Jong Il nasce il Complesso di musica leggera Wangjaesan, seguito due anni dopo dal Complesso di musica elettronica Pochonbo. Come altri gruppi nati successivamente, essi portano il nome di località molto importanti nella storiografia nordcoreana: il monte Wangjae (“Wangjaesan”) fu sede di una riunione dei guerriglieri antigiapponesi svoltasi l’11 marzo 1933, in cui Kim Il Sung pronunciò un discorso intitolato Per diffondere e sviluppare la lotta armata nella madrepatria in cui ordinò all’esercito suo sottoposto di estendere il teatro delle azioni militari rivoluzionarie dalla Manciuria alla Corea. Pochonbo è invece un distretto nella provincia del Ryanggang dove l’Esercito Unificato Antigiapponese del Nord-Est comandato da Kim Il Sung combatté il 4 giugno 1937 la prima battaglia frontale contro i giapponesi in Corea, vincendola.
Questi due gruppi hanno costituito praticamente da soli l’ossatura della musica pop nordcoreana dagli anni ’80 fino alla fine degli anni 2000, venendo affiancati nel 2009 dall’Orchestra Unhasu (“Via Lattea”), producendo in questo frattempo canzoni molto note e ancor oggi cantate come Fischio, Notte di Pyongyang, non andartene, Il mio paese è il migliore, Non chiedere il mio nome, Amiamo il socialismo, Il Generale accorcia le distanze e la Canzone d’amore per il popolo.
Quasi come una risposta al succitato Gangnam Style, nell’estate 2012 è nata, sotto la direzione personale di Kim Jong Un, la banda Moranbong. Anche in questo nome, come dicevamo, c’è un rimando storico: la collina Moran (“Moranbong”), oltre a essere situata sul luogo ove sorgeva una fortezza a protezione della parte più a settentrione di Pyongyang tra il 37 a.C. e il 668 d.C. (periodo di Koguryo), dava il nome all’odierno Stadio Kim Il Sung, in cui quest’ultimo pronunciò, nell’ottobre 1945, il suo primo discorso pubblico in seguito al ritorno trionfale in patria dopo la sconfitta dei giapponesi.
Questo è ad oggi il gruppo più celebre e amato dai nordcoreani, giovani e meno giovani. Fece il suo debutto il 6 luglio 2012 con uno spettacolo a tema occidentale con Topolino, Minnie, Biancaneve, Winnie The Pooh e canzoni come la colonna sonora di Rocky e My Way di Frank Sinatra; lo stesso Complesso elettronico Pochonbo aveva del resto proposto, a suo tempo, “cover” di canzoni come Jingle Bells, Brother Louie, L’Amour est Bleu o Dançando Lambada, tal per cui non si deve pensare che i principi esposti nel 1991 da Kim Jong Il abbiano comportato un isolamento o una chiusura totale della musica nordcoreana alle creazioni occidentali. Naturalmente non manca il repertorio “militante” nella Moranbong: tra le maggiori creazioni abbiamo Senza sosta, Studiamo, Andremo al monte Paektu (vera e propria hit dell’estate 2015) e Una voce dal mio cuore.
Alla Moranbong si è affiancata, il 28 luglio 2015, la banda Chongbong, autrice di canzoni come Amiamo, Che gli altri ci invidino e Scintilla d’amore; Chongbong è un luogo dove alcuni guerriglieri antigiapponesi, tra cui la prima moglie di Kim Il Sung nonché madre di Kim Jong Il, Kim Jong Suk (1917-1949), incisero slogan rivoluzionari sulle cortecce degli alberi che si sono mantenute tali sino ad oggi, lasciando quindi ancora ben visibili le scritte.
In generale, ciò che caratterizza il cosiddetto NK-Pop è un’elegante e armoniosa commistione di motivi sentimentali, quasi amorosi, e finalità educative con contenuti altamente ideologici. È quanto emerge particolarmente in Fischio, Non chiedere il mio nome, Una voce dal mio cuore e Scintilla d’amore. Per l’ascoltatore occidentale che legga i sottotitoli nei rispettivi video, può senz’altro risultare strano come si dedichino versi simil-amorosi al leader o di come, in un corteggiamento, si usi il raggiungimento degli obiettivi del piano economico come argomento di conversazione. Eppure questa è davvero la realtà sociale nordcoreana, una realtà singolare in cui la politica è parte del vissuto quotidiano dei cittadini e talvolta determinati concetti vengono quasi personificati (come in Amiamo il socialismo). Che siano davvero questi i prodromi della nascita dell’uomo nuovo tanto vagheggiato da generazioni di rivoluzionari?