Riceviamo e volentieri mettiamo in risalto una storia, pressoché ignota, sul contributo dei partigiani russi alla Liberazione del Paese.
di Jean-Claude Martini
Lunedì 8 maggio, alla vigilia del 78° Anniversario della Liberazione dell’Europa dal nazifascismo (celebrato tutt’oggi in Russia e negli altri ex paesi dell’URSS, con l’eccezione, dal 2014, dell’Ucraina, come Giorno della Vittoria), mi sono recato assieme a due membri del neonato partito Socialismo Italico al cimitero di San Giovanni Valdarno (AR). Siamo andati lì su invito di Olga Ignatieva, attivista sopravvissuta alla strage di Odessa del 2 maggio 2014.
Olga ci ha introdotti alla figura di Nikolaj Bujanov (1925-1944), giovanissimo partigiano sovietico ucciso dai nazisti in combattimento durante la ritirata partigiana da Castelnuovo dei Sabbioni e insignito, assieme ad altri tre suoi connazionali (Fedor Poletaev, Danil Avdeev e Fore Mosulishvili), della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nativo di Vinnitsya, nell’allora RSS Ucraina, egli è sepolto lì e indicato come “partigiano russo” dai documenti del vicino comune di Cavriglia.
Poletaev, artigliere, fuggì nell’estate del 1944 da un accampamento situato nei pressi di Genova e si unì al battaglione di Nino Franchi. Morì il 2 febbraio 1945 e fu sepolto, dopo la guerra, nel capoluogo ligure. Nel 1963, in piena era kruscioviana, fu addirittura emesso in URSS un francobollo col suo ritratto.
Bujanov, Poletaev, Avdeev e Mosulishvili non furono tuttavia gli unici sovietici che combatterono in Italia: i primi arrivarono come prigionieri di guerra nel Nord Italia tra il gennaio e l’aprile 1942. Trovarono impiego nei lavori di fortificazione lungo la costa del Mar Ligure e del Mar Tirreno, nonché nella costruzione di strutture di difesa aerea a Milano, Torino e Genova. Molti di loro, scappati dalla prigionia, si diressero verso i distaccamenti partigiani. A metà del 1944 se ne contavano già 82.000, tra cui circa 5.000 ex prigionieri di guerra, 429 dei quali morti sul campo di battaglia [1].
Meritano una particolare menzione, tra di essi, anche Vladimir Pereladov, comandante di una batteria anticarro, scappato da un campo di prigionia con l’aiuto dei comunisti italiani e che, in provincia di Modena, si unì ai partigiani locali venendo nominato comandante del battaglione d’assalto russo; Anatolij Tarasenko, comandante di due distaccamenti partigiani, fatto prigioniero nel giugno 1942 e fuggito l’anno successivo per unirsi ai partigiani; e Mehdi Huseynzade, reclutato a forza dalla Wehrmacht per reprimere i partigiani in Friuli ma unitosi a questi per poi passare stabilmente a combattere nella resistenza jugoslava, restando infine ucciso in un agguato tedesco a Vittuglia nel 1944.
Massimo Eccli, nel libro scritto a quattro mani con Sandro Teti I partigiani sovietici nella Resistenza italiana (Teti Editore, Roma 2009), ha raccontato che in un’occasione Tarasenko fu bersaglio di un attacco e trovò riparo in una normale famiglia italiana. Era impossibile nascondersi a lungo lì, per non esporre bambini e adulti a possibili rappresaglie. La madre gli diede allora in braccio il figlio Fausto di quattro anni. Quando i soldati nazisti si avvicinarono, il bambino abbracciò Tarasenko e gridò: «Papà, papà!». In tal modo riuscirono a fuorviarli facendo loro credere di essere tutti parte della stessa famiglia. Tarasenko fece poi perdere le sue tracce, ma si dice che il bambino che lo ha salvato sia sopravvissuto fino ai giorni nostri [2].
Come parte della celebre Brigata Garibaldi intitolata a Vittorio Sinigaglia, inoltre, fu creata la compagnia Stella Rossa, nella quale combatterono più di 60 prigionieri di guerra sovietici. Il primo comandante della compagnia fu il “tenente Giovanni” (pilota sovietico, tenente dell’aeronautica di nome Ivan, morto in battaglia), succeduto dopo la sua uccisione da Ivan Egorov [3].
Nel nord-est d’Italia, in Liguria, operava un distaccamento sovversivo italo-russo (BIRS). I suoi combattenti organizzarono il sabotaggio: esplosioni di ponti, autostrade e ferrovie, attacchi contro convogli di truppe tedesche. Si trattava di soldati ben preparati, addestrati dall’Armata Rossa, in maggioranza georgiani, russi e azeri, che sapevano maneggiare armi, muoversi in terreni accidentati e montuosi e che, soprattutto, conoscevano molto bene i tedeschi. Ebbero un ruolo di guida e supporto strategico e tattico verso molti giovani partigiani che di guerra non erano assolutamente pratici. La loro maggior presenza si attestava in Emilia-Romagna e nelle prealpi che vanno tra Brescia e Novara. Ricordiamo altri nomi, che hanno ricevuto commemorazioni ufficiali nel nostro Paese, per le loro gesta in combattimento: Sikor Tateladze, Filip Andreevič, Tamara Firsova, Javad Hakimli, Asad Gurbanov e Giorgi Varazashvili [4].
Dopo la guerra, furono eretti vari monumenti nel nord e nel centro Italia alle loro figure e alle loro gesta: non solo a San Giovanni Valdarno, ma anche a Cavriglia, Valibona, Milano, Civago (RE), Casalecchio di Reno (BO), Casteldebole, Cantalupo Ligure, Genova, Pian d’Albero, a Torino e in Val di Susa [5]. Tuttavia, nella storiografia ufficiale, il loro contributo e i loro nomi sono caduti nell’oblio per ragioni prettamente politiche e ideologiche.
Giovedì 11 maggio, il giornale russo Sobstvennyj Korrespondent (“Il corrispondente in proprio”) ha dato notizia della nostra visita al cimitero di San Giovanni Valdarno in un articolo significativamente intitolato Italiani riconoscenti hanno onorato la memoria di un giovane partigiano sovietico, sulla base di un contributo scritto da Olga stessa.
L’auspicio è che, in un momento come questo, ogni contributo del genere possa contribuire sia pur minimamente a rafforzare il superamento delle incomprensioni e la causa della pace e dell’amicizia tra il popolo italiano e il popolo russo quali si sono sviluppate nei decenni scorsi grazie anche a occasioni storiche come il vertice di Pratica di Mare, che rivelano tutta la loro importanza e la loro attualità.
Note
- https://historyancient.ru/it/montefiore-young-stalin/sovetskie-garibaldiicy-foto-i-dokumenty-prezentaciya-knigi/
- https://goaravetisyan.ru/it/partizany-italii-vtoroi-mirovoi-voiny-dvizhenie-soprotivleniya/
- https://bolcheknig.ru/sq/dictionary/sovetskie-partizany-v-italii-kapitano-russo-istoriya-russkogo/
- https://osservatorioglobalizzazione.it/progetto-italia/i-partigiani-sovietici-nella-resistenza-italiana-una-storia-dimenticata/
- http://www.cnj.it/PARTIGIANI/monumenti/sovietici.htm