Il Tazebao – Un nuovo tassello è stato posto in questo fine settimana nella crisi in Medio Oriente, allargatasi a ben altri quattro attori (Iraq, Siria, Libano e Yemen) dopo il 7 ottobre 2023. Dopo il massiccio attacco israeliano sulla Siria, che ha causato danni benché la maggior parte dei missili sia stata intercettata, gli yemeniti di Ansarallah hanno attaccato Tel Aviv e Jaffa con missili ipersonici, colpendo rispettivamente un’area disabitata e una struttura militare. Più che i risultati in sé, hanno destato ancor più scalpore e rabbia verso il governo il fatto che detti missili abbiano percorso più di 2.000 chilometri dalla loro rampa di lancio senza essere né individuati né intercettati. Come per rifarsi dall’umiliazione (lo Yemen è pur sempre il Paese più povero dell’area, dilaniato da una guerra che l’anno prossimo entrerà nel suo decennale e con vaste parti, pur desertiche, occupate dalla coalizione a guida saudita intervenuta per stroncare la rivoluzione sciita degli stessi Ansarallah), Israele ha lanciato nuovi attacchi nel sud del Libano, precisamente nell’area di Mahmoud. Netanyahu afferma che ciò è una preparazione a una «ampia e potente» operazione contro Hezbollah nell’area e ammonisce a «prepararsi a una lunga campagna nel nord [di Israele], che richiederà grandi spese». (JC)