La proposta di Minopoli, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare: discutere con la Slovenia l’utilizzo dell’energia elettrica prodotta dalla centrale di Krško.
“La produzione elettrica delle centrali 125 centrali nucleari è un asset strategico della UE per sostituire il gas russo. Infatti, nel RePower EU, l’Unione ha proposto di elevare la quota di elettricità nucleare attualmente prodotta in Europa di ulteriori 44 terawattora in 8 anni”, ricorda Umberto Minopoli, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, in un recente approfondimento.
“Ciò significa completare le centrali già in costruzione, ma soprattutto prolungare l’attività di quelle in scadenza di licenza. Krško in Slovenia è appunto una di queste. Il Mite ha espresso parere negativo al prolungamento di attività di Krško. Incomprensibile visto il parere favorevole degli organismi tecnici (Enea e Istituto per la sicurezza nucleare) deputati, per legge, a valutare la sicurezza nucleare”.
«Krsko è da anni il totem di una battaglia ideologica, di associazioni e partiti locali, contro l’energia nucleare».
“Si solleva l’argomento sismico. Nessun evento sismico, passato e recente (e il territorio del Friuli è stato colpito da eventi significativi) ha causato in quella centrale vicina la benché minima anomalia. Ma, soprattutto, nell’ambito degli stress test post-Fukushima, iniziativa ufficiale della Comunità Europea, l’impianto di Krško è stato adeguato per una resistenza ai massimi valori (+20%) ipotizzabili di accelerazione del suolo. Inoltre, l’impianto (ci ha lavorato l’industria nucleare italiana ) è stato dotato di sistemi addizionali di raffreddamento dei circuiti in caso di criticità e rafforzamento degli edifici che ospitano gli impianti”.
«Quell’impianto, insomma, resisterebbe a un sisma di intensità superiore ad ogni terremoto mai verificatosi. E ricordando sempre che la reazione di un impianto nucleare al terremoto è, esclusivamente, lo spegnimento dell’impianto: nessuna altra conseguenza».
“Sulla base degli stress test, Krško è stata ulteriormente rafforzata, col contributo italiano, verso gli eventi sismici più improbabili. Una decisione europea – puntualizza – che il Ministero italiano sconfessa. Dimenticando che, agli stress test europei, i nostri enti di sicurezza hanno partecipato. Il governo italiano dovrebbe ritirare quel parere improvvido e dettato dai contestatori del nucleare in spregio ad ogni motivazione tecnica. E fare, nell’interesse dell’Italia, un atto opposto: discutere con la Slovenia (e la Croazia che è comproprietaria) l’utilizzo dell’energia elettrica prodotta da quella centrale (e dalla nuova che la Slovenia intende costruire)”.
«Da un accordo transfrontaliero può venire un grande beneficio ai produttori energivori italiani».
“Perché il nostro Ministero non si dedica a questo piuttosto che seguire, sulle centrali nucleari al nostro confine, l’insopportabile ipocrisia di importare l’energia da esse prodotte ma contestandole con argomenti ideologici e privi di motivazioni tecniche?”, chiosa polemicamente Minopoli.