Mentre Israele riprende i suoi attacchi sulla Siria, russi e iraniani si incontrano di nuovo. Il Tazebao del giorno

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Il TazebaoCova ancora, sotto il tappeto, la cenere mediorientale. Partecipate manifestazioni di protesta si sono svolte nella Siria meridionale contro la presenza israeliana e le affermazioni di Netanyahu sulla partizione del territorio a beneficio di Israele, esigendo il ritiro delle sue truppe dalle zone occupate. Si sono però avute forme di disaccordo anche meno pacifiche: il 19 febbraio il gruppo della Resistenza Popolare Siriana Ola al-Baas ha attaccato le forze israeliane vicino Ain al-Zikr, nella provincia di Daraa, dando seguito a una lunga serie di azioni che hanno provocato il ferimento di diversi soldati di Tel Aviv e persino la morte di qualcuno di loro. Ieri notte, la risposta, che ben spiega i motivi ulteriori dietro le esigenze di “completa demilitarizzazione della regione” avanzate da Bibi, le IDF hanno colpito diversi centri di comando e depositi di armi; il ministro della Difesa Israel Katz ha esplicitamente dichiarato che «qualsiasi tentativo delle forze del regime siriano e delle organizzazioni terroristiche del Paese di stabilirsi nella zona di sicurezza nella Siria meridionale verrà ricevuto dal fuoco» e che «esigiamo la completa demilitarizzazione della Siria meridionale nelle provincie di Quneitra, Daraa e Suweida dalle forze del nuovo regime». Parimenti, ha proseguito Katz, «non tollereremo alcuna minaccia alla comunità drusa», in cui potenti sono le spinte autonomiste sin dalla presa del potere di HTS. Nel frattempo, ieri è giunto a Teheran il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov (oggi a Doha, ricevuto dall’emiro qatariota Al-Thani), intrattenutosi a colloquio con la sua controparte iraniana Abbas Aragchi: si è decisa l’allocazione dei crediti russi per la costruzione della ferrovia Rasht-Ashtara in Iran, mentre proseguono gli scambi commerciali tra i due Paesi e viene ribadita la necessità della partecipazione di Mosca, Teheran e Pechino come attori fondamentali per la riconciliazione e la ricostruzione nazionali in Siria. L’Iran, per parte sua, non terrà negoziati diretti con gli Stati Uniti sul nucleare, né accetterà pressioni occidentali a tal riguardo, ma anzi continuerà a sostenere l’Asse della Resistenza. (JC)

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