Il Tazebao – Se devo vedermi una parodia del fascismo, mi guardo il sagace Fascisti su Marte. Brillante ma non grottesco, al contrario delle caratterizzazioni forzate della serie Sky. Sto Mussolini volpone dall’occhiolino perenne, a metà fra Berlusconi e Magalli, continua quella che chiamo sardonicamente la “saga dei dittatori disadattati”, ovvero quella tendenza a rappresentare tutti i dittatori del secolo scorso come figure che sembra siano arrivate al potere per caso, ansiotici e sociopatici, timidoni e imbranati.
Dopo aver letto i primi tre libri della decisamente troppo tirata collana di M di Scurati (al secondo già si allungano i tempi, e si allunga il brodo, rispetto al primo), mi aspettavo una serie con più mordente, che colpisse a tradimento. I romanzi svolgono un’analisi storica interessante per quanto concerne alcuni personaggi chiave del regime fascista, nonché dell’antifascismo, che sicuramente possono fornire uno spunto al lettore nell’approfondirsi certi passaggi storici ed episodi in particolare poco menzionati nella storiografia pop. Non priva di errori, ma sicuramente più accurata della serie.
La serie canna perché vuole ficcarci dentro, specialmente nel terzo episodio, l’occhiolino politico abbinato a quello parodistico fin troppo forzato: Mussolini, che caccia fuori un make Italy great again, viene accolto dagli squadristi che cantano Cigaro dei System of a Down e pogano come ai concerti, il gerarca medio è un cocainomane disadattato, qualche frasetta destroide odierna infilata tanto per condire messa in bocca a qualche figura storica. Rubando un’espressione a Travaglio, “il fascismo fu una cosa terribilmente seria”, come si fa a provare a vendere un fenomeno sociale di massa come gestito da sagome di cartone? Responsabilità sulla sceneggiatura, non attoriale, va detto.
A livello di caratterizzazioni, non ci siamo. L’unico personaggio realmente interessante è il braccio destro, Cesare Rossi, interpretato da Francesco Russo, che ha avuto l’ottima intuizione attoriale di rendere l’amicizia altamente tossica fra il futuro duce e il futuro radiato dal regime in seguito al delitto Matteotti.
La polemica nata sulle dichiarazioni di Luca Marinelli, l’attore protagonista, mi vede dalla parte dei detrattori: non vedo in che modo una serie che macchietta Mussolini dovrebbe mettere in difficoltà una fede antifascista. Anzi. Anche perché quello che interpreta non è Mussolini, è una sorta di chimera fra varie figure della destra in giro fra gli Stati Uniti e l’Europa a cui hanno attribuito un soprannome in funzione apotropaica. Un golem della tradizione ebraica riempito di bigliettini di frasi fatte sparate da Trump e soci d’oltreoceano.
Almirante stesso diceva che lo stile mussoliniano fosse ridicolo, riferendosi alle pose stereotipiche entrate nell’immaginario collettivo. Non a caso la genialità di Fascisti su Marte è il giocare sugli eccessi formalistici e burocratici del regime, ed è ciò che lo rende divertente, con quelle movenze e quell’esasperazione pedante in linguaggio e concetto. Tanti di quegli elementi per costruire una serie storicamente accurata, volendo anche sottolineare i tratti ridicoli (che nella posta di regime emergevano a bizzeffe), che vengono completamente messi da parte per farci vedere il culo di Italo Balbo che urina verso i soldati o Mussolini che raglia durante un coito con la Sarfatti.
A questo punto perché non un bel Natale a Predappio?