Riprendiamo con interesse l’approfondimento di Tuttatoscana sui toponimi
Tuttatoscana – Careggi, Cafaggio, Querceto, Ceppeto, Colonnata, Rimaggio, Pescina, Padule, toponimi familiari alle nostre orecchie e che sappiamo anche localizzare, ma la cui storia si perde in tempi lontani. Eppure a saperli “leggere” possono raccontarci in modo interessante fatti e avvenimenti ad essi riconducibili, ai loro nomi, perché di questo si tratta, di denominazioni nate dalla necessità di chiamare una realtà geografica e nello stesso tempo storica.
Siamo intorno al VI secolo d.C., all’arrivo dei Longobardi dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente; le campagne intorno alla città di Firenze, l’antica Florentia, soffrono l’abbandono e l’impaludamento ad opera delle acque che, scendendo dal monte, riconquistano quella pianura bonificata dalla centuriazione romana, fenomeno che resta indicato nei toponimi di Pescina o Padule, mentre i monti si ricoprono nuovamente di boschi fitti che si identificano nelle denominazioni Querceto, Ceppeto o Lecceto a seconda della tipologia arborea.
Il bosco, la storia ce lo ha insegnato, era il territorio di proprietà riservata ai signori medievali e dedicato alla caccia. Ed ecco quindi Cafaggio, dal longobardo, nel significato di tenuta di caccia, o Careggi, tenuta reale, dall’etimo latino di campus regi. Non solo nomi nuovi, legati alla mutata natura del paesaggio, ma anche sopravvivenze romane legate a quanto restava dell’acquedotto nel toponimo Colonnata in cui quest’ultimo superava il torrente Rimaggio, ovvero il rivus maior.
Nuova storia e nuove storie e nuove nominazioni
In età carolingia il mondo intorno a Firenze rifiorisce: l’economia rinasce, le pievi ne diventano il fulcro. Un ruolo nuovo viene giocato in tarda età carolingia dalla Pieve di San Martino per quanto concerne i territori della piana mentre per quelli dei versanti di Monte Morello, una delle cui prominenze orientali era detta Uccellatojo, di dantesca memoria, intorno alla Pieve di Santa Gerusalemme (S. Jerusalem di Cersino). Quest’ultima è quella che oggi conosciamo con il nome di Pieve di Sant’Andrea a Cercina nome che assumerà solo nel 1051 come compare in documenti di cessione e donazione. Il culto di Santa Gerusalemme non deve stupire in quanto si era diffuso nella Tuscia, portato da mercanti orientali, intorno al V° e VII° secolo. Il toponimo Uccellatoio si conserva nell’odonomastica di Vaglia, strada che si apre nei pressi del vecchio Sanatorio Provinciale.
Monte Morello deve il nome complessivo ai suoi fianchi «un dì rivestiti di giganteschi abeti […] del cui legname si servì non solo Cosimo I per le travature degli Uffizi RR. di Firenze, ma ancora la Signoria della Repubblica quando ordinò che si atterrassero gli abeti del Monte Morello per fare palchi ed altri lavori nel Palazzo de’ Signori».
Come precisa lo storico ottocentesco Repetti nel suo Dizionario.
Non solo legname, sul Monte Morello anche materiali lapidei come la Pietra Alberese che ritroviamo nella bella facciata delle Pieve di San Martino a Sesto. Pare derivi il suo nome dalla presenza di piccole figure di alberi dovute a cristallizzazioni di ossidi di manganese.
La presenza di selve la troviamo ricordata anche nel toponimo Gualdo, con il significato appunto di bosco, dal longobardo wald: il Viuzzo della balza di gualdo, nella zona di Colonnata, racconta di un dirupo o comunque di un balzo all’interno di una macchia boschiva.
Intorno al XII secolo con l’espansione di Firenze nel contado molte le modifiche che avverranno nel paesaggio non solo con la lenta scomparsa dei castelli ma soprattutto è la campagna intorno alla città che, soppiantato il padule, si apre di nuovo alle coltivazioni. Fa testo la coltivazione del grano nella piana di Sesto, l’antica Sexto, da ad Sextum lapidem, ovvero al sesto miglio dalla città, segnalato dalla sesta pietra miliare, come avverrà per i toponimi di Quarto, Quinto (Alto e Basso) e Settimello: parliamo del grano gentile di Sesto o calvello, un grano tenero, detto così perché privo di reste e pertanto “calvo”.
Queste alcune delle denominazioni che hanno conservato la loro storia in questa porzione di territorio. Nei centri abitati non tutte si sono “salvate” da quell’insana abitudine che nell’Ottocento videro alcuni toponimi originari, soprattutto nel periodo di Firenze capitale, essere modificati per un’odonomastica celebrativa da cui derivano molti nomi delle strade italiane dedicate ai personaggi del periodo risorgimentale, cosa che dispiacque molto ai fiorentini di allora e dispiace anche a chi, come noi, amerebbe ricostruire attraverso di essi la storia del periodo che li ha visti chiamare così. Se poi è vero quanto i latini ritenevano che nomen est omen, beh, lasciamo allora che il destino si compia e non modifichiamolo cambiando la denominazione originaria.
Fonte: La storia nei toponimi: tra Firenze e Sesto Fiorentino