La disintegrazione del sistema. Dall’Italia alla Repubblica Serba, alle urne trionfa l’astensionismo. Il Tazebao del giorno

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Il TazebaoVenezia, Bari, Napoli e Banja Luka: tre capoluoghi regionali, una capitale non riconosciuta e un’unica data, il 23 novembre, che sola è ad accomunare queste quattro città. È la data in cui, nelle tre regioni italiane e nella capitale della Repubblica Serba si sono svolte le elezioni, contrassegnate in tutti e quattro i casi da una bassissima affluenza. Con un 45% scarso recatosi a votare in Veneto (-16% rispetto al 2020), un 42% in Puglia (-14%), un 44% in Campania (-11%) e, nella repubblica autoproclamata dei serbi di Bosnia, addirittura un 35% (-18% rispetto alla tornata del 2022), i risultati vedono vincitore il centrodestra nell’ex cuore della Serenissima, il centrosinistra nelle due regioni meridionali e la vittoria della linea del Presidente Milorad Dodik nel territorio una volta parte della Bosnia jugoslava. Con queste cifre assumono importanza relativa gli stessi risultati, che peraltro vedono ovunque confermati gli schieramenti già in sella, con Alberto Stefani (classe 1992, unico volto nuovo di queste votazioni, in tutti i sensi) alla presidenza del Veneto, Antonio Decaro in Puglia e Roberto Fico in Campania. Qualche problema in più nella Republika Srpska, nella quale i membri del partito d’opposizione, il Partito Democratico Serbo, denunciano irregolarità e chiedono riconteggi nei comuni di Laktaši, Zvornik e Doboj, senza tuttavia conferme indipendenti delle loro contestazioni e con, tuttavia, ancora 20.000 voti della diaspora da aggiungere, il tutto in un contesto di elezioni anticipate peraltro non adeguatamente pubblicizzate. Vince quindi Siniša Karan dell’Unione dei Socialdemocratici Indipendenti, lo stesso partito del presidente uscente, condannato a un anno di prigionia e a due anni di interdizione dalla politica attiva per aver promulgato due leggi proibenti l’attuazione delle decisioni dell’Alto Rappresentante ONU per la Bosnia-Erzegovina e della Corte Costituzionale bosniaca sul territorio della Repubblica Serba. Respinto il ricorso, Dodik aveva precedentemente annunciato la sua intenzione di rivolgersi a Serbia, Russia e Stati Uniti per tutelare la sovranità del suo Paese, sempre più deciso a fargli ottenere l’indipendenza completa e totale dalla Bosnia. Quanto ciò potrebbe influire sui precari equilibri nei Balcani, resta un grosso e periglioso interrogativo. (JC)

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