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“La Campania fu all’avanguardia”. Buttafuoco contro i saccheggi urbanistici

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Siciliano e quindi ben conscio dei “saccheggi urbanistici” patiti dal Sud, lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco ha rilasciato un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, a partire dai fatti di Caivano. Il Tazebao ne riporta alcuni passaggi salienti.

“(…) Dal Parco Verde alla Sicilia, in tutto il Sud, c’è una geografia nascosta dove le periferie non sono il posto in cui finisce il perimetro del centro, ma mondi in cui la distinzione tra bene e male collassa. In genere preferiamo girarci dall’altra parte fin quando una tragedia non riaccende i riflettori. Intanto c’è l’oblio (…)”.

“(…) Bisogna fare tabula rasa e togliere i minori alle famiglie che li destinano agli abusi o al crimine. La nostra memoria è puntellata di fatti tragici conclamati che si verificano in zone nate da saccheggi urbanistici: quello spirituale è conseguente. È tutto già nel Gattopardo: a Chevalley, sedotto dalla bellezza e dall’eleganza dei palazzi siciliani, il principe suggerisce di andare a vedere i tuguri. Oggi chi lo dice? Non ci sono Sciascia e Sinisgalli”.

Buttafuoco riflette anche sul ruolo dell’informazione: “(…) Su Caivano i riflettori dovevano rimanere accesi. È un luogo dell’empietà e qualsiasi comportamento che non sia la denuncia costante è una complicità. Di cosa abbiamo parlato quest’estate? Del viaggio di Elkann in Puglia”.

“(…) Negli anni ’70 – prosegue Buttafuoco – divenne un caso Padre Padrone che raccontava una vita di una violenza inconcepibile. Al successo editoriale seguirono fatti concreti. E oggi? In quelle realtà c’è un urto che solo l’etologia può decifrare. Don Patriciello l’ha detto chiaramente: qui i carabinieri ci sono e la scuola funziona. Quindi? Bisogna alzare il tiro. Azzerare e ricominciare”.

Nel Regno delle Due Sicilie, dopo la nascita dei ghetti in Inghilterra in seguito alla rivoluzione industriale, i Borbone diedero risposte d’avanguardia con la creazione delle città operaie destinate a evitare le sacche di degrado. La Campania fu all’avanguardia.

“(…) Di fronte all’inferno dell’aldiquà, la risposta deve essere spirituale. Non a caso a presidiare il territorio c’è un sacerdote, un uomo di religione, del verbo religere la cui etimologia è: tenere insieme”.

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