La bolletta o la vita!

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Mentre nei territori ex sovietici comincia il razionamento, l’Europa è vittima di un nuovo shock energetico. Le industrie sono prossime a fermarsi e le famiglie italiane pagheranno almeno 200 euro in più. In molti adesso chiedono una revisione della politica energetica e non solo.

Tra non molto per tanti italiani si porrà il dilemma: pagare le bollette o vivere? O, meglio, sopravvivere. La produzione industriale è in calo da 21 mesi consecutivi e alcuni settori storici, come auto e moda, sono prossimi al blocco produttivo e aumentano i licenziamenti. L’inflazione, pur ridotta con il draconiano taglio dei tassi di interesse imposto dall’Unione Europea, rimane sul 2% e i risparmi perdono valore. Adesso, dopo il primo picco al rialzo del 2022, è di nuovo crisi del gas in Europa dovuto all’interruzione delle forniture via gasdotto. Secondo le ultime stime, sarà l’inverno più costoso per le famiglie italiane, con aumenti di circa 200-300 euro, poiché il gas costa 50 euro al Megawatt-ora rispetto ai circa 20 euro del 2019. Non stupisce che gli italiani abbiano, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, iniziato a tagliare i consumi di alimenti, il cui costo è aumentato di oltre il 40% rispetto al 2019. Gli italiani vivono sempre peggio e questa crisi avrà delle ripercussioni sulla tenuta politica e istituzionale del Paese. Nel frattempo, americani e francesi continuano a banchettare sulle spoglie del Paese, comprando a poco banche o industrie, come la Comau.

In questi giorni, tutta l’Europa è in fibrillazione e i primi a saltare sono i fragili paesi ex sovietici, comprati con poco da Washington dopo il 1989, come la Moldavia, ma quelli che rischiano di più sono i paesi manifatturieri come Germania e Italia, che hanno necessità di un costante flusso di import ed export per mantenere alto il tenore di vita.

Sulla crescita esponenziale dei prezzi del gas pesa la speculazione della Borsa. Amsterdam ha un peso specifico notevole nella modernità. L’espansione commerciale, cioè la talassocrazia, il particolare modello politico repubblicano, cioè oligarchico, la riforma protestante creano la temperie ideale allo sviluppo del capitalismo. Non è caso che la Borsa sia nata ad Amsterdam già nel 1602, prima ancora di Londra; non è un caso che oggi vi abbia sede oggi il Title Transfer Facility (TTF) che determina il prezzo del gas e gli aumenti che tutti pagano in bolletta. Del resto, proprio in Olanda, storica testa di ponte delle isole inglesi sulla Vecchia Europa, c’è anche il Joint Force Command della NATO. Ovviamente, come sempre nel libero mercato, ogni transazione è “artificiale”, non certo naturale, è frutto di speculazione e non di produzione reale. I profitti si concentrano, le perdite sono socializzate. E ogni round si sfoltisce un po’ di classe media. Semplifica e riduce, il capitalismo.

Non è da escludere, data la prossima insostenibilità dei prezzi, che qualcuno inizi una vera e propria resistenza civile. Bisognerà cambiare radicalmente politica, rendersi autonomi, sfruttare le risorse italiane, a partire da quelle dell’Adriatico, ma anche recuperare un rapporto diretto con i paesi, sia dell’Est Europa – e con la Russia stessa – sia del Medio Oriente, che possono offrire risorse energetiche a prezzi meno inaccessibili.

Secondo tutte le previsioni sarà l’inverno più costoso di sempre, i conti non tornano, le contromisure non sono state prese, alternative al gas non sono state trovate, anzi l’unica alternativa sembra essere non consumare gas, cioè smettere di produrre. Sul tema interviene il Segretario del Socialismo Italico, Giovanni Amicarella: «Gli italiani, così come altri popoli nella sfera mediterranea ed europea, si trovano a pagare il costo di una classe dirigente inadatta che ha lasciato correre, a mio avviso volutamente, qualsiasi tentativo di autosufficienza energetica. Unito questo alla speculazione attuata da settori dell’alta borghesia, che non si trattengono certo dallo speculare sulle risorse estraibili a costo decisamente più basso da paesi più vulnerabili. La soluzione propinata da qualcuno sarebbe risolvere la cosa con una classe dirigente leggermente migliore, o leggermente più formata, ma di fatto sono le idee radicali a rendere forti le decisioni. La bolletta maggiorata che ci ritroveremo a pagare è uno dei vari moniti delle conseguenze che un certo moderatismo, una certa ricerca disperata del compromesso e della diplomazia, un certo dissenso patafisico (patafisica, scienza delle soluzioni immaginarie) alle politiche liberal-capitaliste portano alla nostra vita. Chi propina “bellezza, vita, idee più alte, qualcosa di più” al lavoratore che a stento arriva a fine mese è collega di chi vende sale per curare il cancro. La cura sono le idee abbastanza forti da rimettere in piedi il paese e garantire l’autonomia necessaria a tutto tondo».

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