A proposito di Nazionale…
Mi scusi Presidente, per continuare con Gaber, ma a questa festa del calcio non ho voglia di partecipare. Nulla da togliere a Mancini, alla Selezione azzurra e a tutti i componenti. A Vialli, cui va la pietas di tutti. Menzione d’onore per Pessina, l’anti-calciatore che sa di latino, con buona pace di chi ciarla di lingue morte che, invece, la ruling class che regge il mondo – soprattutto anglosassone – sa. Comunque andrà è stato un tassello verso una ricostruzione di un movimento tanto martoriato. E non dimentichiamo l’italianissimo contropiede concluso da Chiesa. Con buona pace dei piagnoni fiorentini. Per l’amor di Dio, però, non tiriamo fuori il paragone con il 1982, la vittoria calcistica che chiude la “stagione dell’odio”, banalizzando la complessità del fenomeno del terrorismo. Allora l’Italia stava per entrare tra le cinque potenze mondiali (oggi è fuori dalla zona Champions). Stava per orientarsi verso una società compiuta, con nuove figure professionali, con un’estensione della ricchezza e del benessere. Ci sono state, forse ci saranno “notti magiche”, forse non solo all’Europeo, ma tanti risvegli amari. Tanti cancelli chiusi e bandoni calati. E non prediamocela con la Perfida Albione, per carità. Ogni confronto è scontato e superfluo. Abbiamo vivacchiato, quando ancora era possibile, non abbiamo fatto le riforme del lavoro e della giustizia, non abbiamo adeguato il sistema produttivo. Mentre il mondo stava cambiando. “Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”, per la gioia di Pessina. Forza Italia ma “i limiti che abbiamo ce li dobbiamo dire”.
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