Il Tazebao – Sembra che a ogni decreto firmato dal presidente americano Donald Trump, la globalizzazione e la trentennale propaganda a suo beneficio stiano venendo sepolte un po’ di più. Non appena le élites di oltreoceano si sono rese conto che “globalizzazione” sempre meno equivale ad “americanizzazione del globo”, ecco che si comincia con le sanzioni e le guerre dei dazi. E, come sempre, partono le isole.
Ieri Trump ha firmato un ordine esecutivo che prevede l’introduzione di tariffe al 25% sull’importazione di qualsiasi bene da Canada e Messico e del 10% su quelli provenienti dalla Cina (importante disparità da non trascurare…), come del 10% saranno le tasse sull’energia canadese.
Motivata con la “responsabilità” dei tre Paesi per «non aver fermato l’ondata di farmaci velenosi negli Stati Uniti» (?), per ora solo il Canada ha risposto specularmente, optando per un’applicazione di dazi del 25% sulle merci statunitensi, per un totale di 155 miliardi di dollari canadesi (102 miliardi di euro).
La presidentessa messicana Claudia Sheinbaum, per parte sua, ha annunciato misure di ritorsione multilaterali, tariffarie e non, ma ha precisato l’apertura al dialogo da parte del Messico, soprattutto nell’ottica della creazione di un gruppo di lavoro per la soluzione del problema dei cartelli di droga, facendo leva sul quale gli Stati Uniti hanno annunciato, per l’ennesima volta negli ultimi tre anni, la possibilità di un’operazione militare in Messico.
E se la politica di forza trumpiana ha avuto unilateralmente la meglio sulla Colombia, costringendola a rimpatriare migliaia di immigrati clandestini, col Venezuela la contropartita è stata la liberazione dei sei cittadini americani detenuti per aver preso parte ai disordini post-elettorali nella Repubblica Bolivariana.
Tuttavia, alla proposta di Maduro di istituire una “Agenda Zero” per la ripresa dei rapporti bilaterali, interrotti nel 2019 (Maduro stesso aveva confessato, in un’intervista radiofonica, che se non fosse stato per le interferenze di John Bolton avrebbe costruito un ottimo rapporto con Trump durante il primo mandato di quest’ultimo), Trump ha risposto che gli Stati Uniti “non compreranno mai petrolio venezuelano”, contrariamente a quanto fece il suo predecessore Joe Biden, che sollevò una serie di sanzioni, come con Cuba.
Frattanto, anche l’Europa avverte già la guerra dei dazi: le borse di Francoforte, Parigi e Londra calano rispettivamente dell’1.98%, 2.04% e 1.28%. Per entrambi i continenti, il sud del Nuovo e l’ovest del Vecchio, urgono rapidi cambi di paradigma per non soccombere. (JC)