Il sistema internazionale dopo il mandato di arresto a Netanyahu

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Il Tazebao – Il cuore di questa riflessione è chiarire che il mandato di arresto internazionale contro Netanyahu, lungi dall’essere ingiustificato alla luce del tritacarne di Gaza ma anche lungi dal produrre conseguenze, rappresenta, prima di tutto, un punto di svolta negli assetti internazionali. O, meglio, un colpo fatale all’ordine post-1945, per altro già sufficientemente devastato. Ogni guerra egemonica, come la precedente e come quella che si sta preparando, conduce necessariamente a un nuovo ordine internazionale, da cui derivano alcune istituzioni, come l’Onu o il Fondo Monetario (prima ci fu la Società delle Nazioni, ma degli antesignani si possono rintracciare nelle combinazioni post-1815) per garantire regole e stabilità. È bene ricordare, a onor del vero, che già più volte, attaccando direttamente altri paesi come Siria e Libano, Israele ha fatto carta straccia del diritto internazionale; non solo, è bene aver chiaro che, nella peggiore delle ipotesi, anche le rappresaglie devono essere proporzionate. È di questi giorni la notizia che Israele ha bombardato alcuni edifici nei sobborghi di Beirut, paurosi bombardamenti che mietono vittime civili di cui, a quanto pare, non interessa a nessuno. Per i diritti dell’uomo – come a suo tempo – non si indigna più nessuno. Ad ogni modo, il mandato di arresto a Netanyahu ha un effetto chiarificatore. Mettendo in discussione una condanna dell’Aja o discostandosene, con alambicchi e circonlocuzioni, un paese si pone chiaramente al di fuori di un sistema di leggi e diritti internazionali. Il punto è che sono in molti, adesso, a porsi fuori o a sfidare direttamente la Corte. Significativo il caso dell’Ungheria del “filorusso” Orbán, perché tutto torna: un paese da sempre critico, che può imprimere, come già successo, una svolta agli equilibri dell’area. Sono proprio gli stessi paesi – i vincitori – che hanno formato queste istituzioni a svuotarle di senso, in vista appunto della conflagrazione. Le prossime settimane, non i prossimi mesi, segneranno l’acme dello scontro. Bisogna essere pronti e organizzati. Non solo a livello analitico. Anche perché Trump, forte dell’ampio successo ottenuto, da un lato, e Netanyahu, scioltosi dagli ultimi lacciuoli e liberatosi dalle ultime remore umanitarie, dall’altro, guideranno la svolta in senso autoritario del sistema internazionale.

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