Transizione ecologica e decarbonizzazione: obiettivo concreto o pura velleità? Dopo la ripubblicazione del paper di Massimo Nicolazzi Il Tazebao torna a trattare del tema dell’energia e, come sempre, in modo non allineato al sentire comune, lontano dai facili entusiasmi, fortemente legato solo e soltanto ai fatti e ai dati reali. Di cui non lesineremo.
Gianni Bonini
La transizione energetica, l’ulteriore innalzamento per il 2030 dal 40 al 55 per cento del progetto europeo di decarbonizzazione, le rinnovabili. Tutte cose belle, un mondo green e plastic free, nel rispetto della natura e delle specie viventi che l’Homo Sapiens ha sacrificato nella sua espansione globale, che eccitano i media e rimbalzano nel senso comune, ma la cui pratica dell’obiettivo – proprio il caso di richiamare il nostro motto in epigrafe – si scontra con il tessuto connettivo dell’attuale modello sociale, dei suoi consumi come del quadro istituzionale che presiede al consenso di massa.
Fedeli alla nostra modesta missione abbiamo già aperto, riportando le valutazioni di Massimo Nicolazzi contenute nel suo policy paper pubblicato per la NATO Defense College Foundation, una finestra sui problemi reali del cambiamento, noi che le fonti di energia rinnovabile, fotovoltaico, biomasse e biogas, le abbiamo praticate e non declamate. La terremo aperta, anzi sempre più luminosa, non perché animati da uno spiritaccio fiorentino da “bastian contrario”, di cui peraltro andiamo orgogliosi, ma per riportare sulla terra le vaghezze e le velleità di una scelta politica, Deutschland über alles, che invece deve trovare il suo posto in una rivisitazione del Piano energetico nazionale che non c’è.
Così oggi riprendiamo, col consenso dell’autore che ringraziamo, una riflessione di buon senso ma politicamente e scientificamente fondata in merito di Umberto Minopoli apparsa su LinkedIn. Sine ira et studio ma con passione non ci fermeremo qui.
Umberto Minopoli – Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare
Su circa 1,2 GW di eolico e fotovoltaico messi all’asta dal gestore dell’energia, presentate offerte per 300 MW. Praticamente aste deserte. In 9 anni dovremmo installare (secondo i piani del governo) 70 GW di rinnovabili. Significa 8 GW all’anno. Riusciamo oggi a stento a piazzarne 0,8 all’anno. L’obiettivo rischia di essere pura velleità. Basta, si dice, velocizzare le procedure, mettere i suoli a disposizione ( come? col sequestro?), togliere ogni vincolo paesaggistico ed elevare gli incentivi. Mica facile.
Intanto è vero che oggi installiamo poco rinnovabile, ma per quasi vent’anni ne abbiamo installato moltissimo. E con incentivi altissimi traslati sul prezzo dell’energia per utenti e consumatori. Suolo e ambiente sono, anch’essi, da trattare con cautela: un MW di fotovoltaico necessita di 2,9 ettari. Di quanti ettari abbisogneranno 70 GW? A spanne, ovviamente. Credo la superfice di intere regioni. Tutto rinnovabili è una velleità.
E allora: come garantiremo il fabbisogno di energia elettrica a basso costo di cui abbiamo bisogno? Noi che non vogliamo il nucleare e che vogliamo ora anche fermare il gas?
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