Guardare al regime di ieri e non a quello di oggi. Piccole (sobrie) note a margine del 25 aprile

Mussolini in "profilo continuo", dalla mostra sul futurismo alla Galleria Nazionale di Roma
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Il Tazebao – Non è una discussione superata, quella sulla Liberazione, purché non ci si fissi nello specchietto retrovisore. 80 anni sono pochi, sono tanti. Quasi nessuno ricorda cosa voglia dire vivere in un regime. Il fascismo è stato una tragedia assoluta. Una conduzione della guerra “parallela” cioè ambigua e, di conseguenza, disastrosa; una guerra già persa perché si era persa l’Africa Orientale e gli scenari periferici fanno la differenza. Essendo il Risorgimento la rivoluzione nazionale italiana, da esso si sprigionano tutte le energie e le forze politiche della Modernità, quelle che promuovono un cambiamento sociale – il Socialismo – e quelle, i “catilinari di destra” o i “bonapartisti”, che vogliono sopprimere o ritardare il cambiamento. Come effettivamente riesce a fare il regime per venti anni. Stroncando il pluralismo, in primis religioso, dell’Italia post-unitaria. Lo scambio dollari Usa per stretta osservanza atlantica – non dimentichiamo lo scambio amnistia per i fascisti in cambio di voti alla Repubblica al referendum – impedisce che dalla tragedia del fascismo nasca una vera rivoluzione sociale, anche se la Ricostruzione resta una grande pezza, le cui conseguenze, tra urbanistica frettolosa, materiali improvvisati e i soliti appetiti, si fanno ancora sentire. Tuttavia, ciò doverosamente premesso, bisogna vedere i regimi di oggi e la compressione della libertà per come oggi si manifesta. Il potere ha intrapreso una dinamica sempre più verticistica e sta falcidiando gli spazi della democrazia e della libertà. Soffrono i modelli improntati al mutuo rispetto, soffronto le organizzazioni che mobilitano consenso e persone. Soffre la rivendicazione sociale; dello stato di salute del pensiero critico meglio non parlarne. Sul piano globale si è visto come i sistemi illiberali specularmente si affermino e crescano, si ibridino. Il potere ritiene che non siamo più essenziali. Vogliono ridurci e prima ancora controllarci meglio. Ci stanno indubbiamente riuscendo. Si vive peggio, si vive molto più male. Siamo circondati da veleni. Ma la vera domanda è chi si oppone a questo stato di cose? Sicuramente, chi si tiene strette le contraddizioni – la biodiversità – e, in un certo senso, vive o cerca di vivere al centro di esse.

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